L’amministrazione Biden rilascerà un rapporto dell’intelligence in cui si conclude che il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman nel 2018 ha approvato l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi.

LA VALUTAZIONE dell’intelligence, basata in gran parte sul lavoro della Cia, non è nuova: già nel 2018 era stata confermata da diverse organizzazioni e testate giornalistiche, ma questo rilascio pubblico segna l’inizio di un nuovo capitolo significativo nelle relazioni Usa-Arabia Saudita e una chiara rottura del presidente Joe Biden con la politica dell’ex presidente Donald Trump, come dimostra la telefonata di Biden a Riad, non a Mbs ma al padre, il re Salman.

Discontinuità con Trump confermata dal blocco della vendita di armi ma probabile continuità della vicinanza geopolitica dei due paesi, pur senza apprezzare la guida di Mbs. Ovvero, il patto di Abramo non è in discussione. Su Kashoggi, Trump aveva voluto coprire il ruolo dello Stato saudita nell’omicidio nche dopo che era stato ampiamente condannato dai membri del Congresso, dai giornalisti e da un investigatore delle Nazioni Unite; secondo il rapporto, invece, il principe ereditario saudita «approvò» l’omicidio. Khashoggi, 59 anni, era un cittadino saudita che lavorava come editorialista del Washington Post: il 2 ottobre 2018 era stato attirato al consolato saudita di Istanbul e ucciso da una squadra di agenti dell’intelligence con stretti legami con il principe ereditario. Il suo corpo è stato smembrato e i resti non sono mai stati trovati.

DOPO AVER PRIMA NEGATO l’omicidio, il governo saudita ha cambiato versione ed è passato a sostenere che Khashoggi era stato ucciso per caso, mentre la squadra cercava di estradarlo con la forza, affermando che il principe ereditario non era coinvolto. Otto uomini sono stati condannati, in un processo che gli osservatori internazionali hanno definito «una farsa»; 5 hanno avuto la pena di morte, commutata a 20 anni di detenzione. Agnes Callamard, che aveva indagato sull’omicidio per conto delle Nazioni Unite, ha accusato l’Arabia Saudita di «un’esecuzione deliberata e premeditata, un omicidio extragiudiziale di cui lo Stato dell’Arabia Saudita è responsabile ai sensi del diritto internazionale e dei diritti umani».

Già nel 2018 la Cia aveva presentato alla Casa Bianca la sua valutazione, ma questo non aveva cambiato le relazioni più che amichevoli di Trump con l’Arabia Saudita e con bin Salman in particolare.

Nel 2020 il tycoon aveva co-firmato alla Casa Bianca gli «accordi di Abramo», una dichiarazione congiunta tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti, per normalizzare i rapporti, segnando la prima normalizzazione delle relazioni tra un Paese arabo e Israele, da quella dell’Egitto nel 1979 e della Giordania nel 1994.
Trump aveva puntato sulla buona riuscita di questo trattato, sia per marcare un precedente storico, sia per isolare ulteriormente l’Iran e pur di portare a termine il suo progetto aveva preferito non ostacolare in nessun modo il principe.

Nel 2019 The Donald si era vantato di aver protetto bin Salman («Gli ho salvato il culo», aveva detto) dal controllo del Congresso, come si è appreso da Bob Woodward. Quei tempi e quel tipo di relazioni – con Mbs, sono dunque finiti? Durante la campagna elettorale Biden aveva promesso che i sauditi avrebbero pagato, diventando «i paria che sono». La divulgazione del rapporto, però, sembra più esprimere la volontà di emarginare Mbs, più che gli affari geopolitici con i sauditi in funzione anti iraniana.