«Spendere 14 miliardi di euro per produrre e comprare (e oltre 50 per l’intera vita del programma) un aereo con funzioni d’attacco capace di trasportare ordigni nucleari mentre non si trovano risorse per il lavoro, la scuola, la salute è una scelta incomprensibile che il governo italiano deve rivedere». Ad affermarlo sono numerosi artisti e intellettuali in un appello (il cui testo completo è pubblicato a pagina 14) rivolto ai deputati di tutti gli schieramenti perché fermino il programma F35, il cacciabombardiere prodotto dall’americana Loocked -Martin e di cui l’Italia si è impegnata ad acquistare 90 esemplari. Tra i firmatari dell’appello figurano Roberto Saviano, Stefano Benni, Alex Zanotelli, Mario Martone, Toni Servillo, Alice Rorhwacher e Ascanio Celestini.
Nelle prossime ore alla Camera riprenderà la discussione sull’acquisto degli aerei, sui quali già la commissione Difesa ha espresso numerosi dubbi. «Chiediamo ai deputati – prosegue l’appello – di sostenere tutte le mozioni parlamentari rivolte a fermare il programma e tutte le iniziative della società civile, delle campagne e del movimento per la Pace che chiedono la riduzione delle spese militari a favore del lavoro, dei giovani, del welfare e delle misure contro la crisi economica».
Contro il programma Join Straght Fighter si sono già schierati Sel e M5S mentre il Pd è diviso, come dimostra anche la mozione presentata ieri dal deputato Gian Piero Scanu. Nel testo, sottoscritto da soli 19 deputati democratici, si chiede al governo di «riesaminare l’intero programma F35 per chiarirne criticità e costi con ’obiettivo finale di dimezzare il budget finanziario originariamente previsto».
Una mozione accolta positivamente da Sel, anche se il partito di Nichi Vendola punta all’abolizione totale del programma. «E’ sicuramente un passo in avanti», è stato il commento di Giulio Marcon. «Speriamo – ha proseguito il deputato di Sinistra ed ecologia – che sia condivisa da tutto il Pd e aspettiamo di sapere cose ne pensa il ministro Pinotti che sul dimezzamento è contraria. A Scanu – ha concluso Marcon – vorrei dire che è necessario dire un secco no al programma di acquisto di questi strumenti di guerra perché l’Italia non ha bisogno di un caccia come quello che non funziona e non porta occupazione».
Sicurezza del mezzo e possibilità di un ritorno occupazionale sono i due dei punti più contestati del programma. In seguito a una serie di incidenti, infatti, perfino il Pentagono è arrivato a mettere in discussione la sicurezza degli F35. Per quanto riguarda l’occupazione, invece, fino a oggi si è parlato di possibili 10 mila posti di lavoro, cifra contesta da Sel che parla invece di 340 posti al massimo.
Adesso la parola decisiva spetta al Pd, diviso al suo interno tra quanti spingono per comprare il cacciabombardiere (seguendo così la volontà del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, vero sponsor dell’operazione) e chi invece preferirebbe soprassedere all’acquisto.