Internazionale

Appello dell’Oms: «Non somministrate la terza dose prima di ottobre»

Secondo il direttore generale Tedros, è prioritario vaccinare almeno i più vulnerabili nei paesi a basso reddito. Al programma umanitario Covax sono state consegnate finora solo il 3% delle dosi prenotate.

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 5 agosto 2021

Il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha lanciato ieri un appello agli Stati membri affinché le campagne di vaccinazione con la terza dose non inizino prima della fine di settembre. L’acquisto di terze dosi da parte dei Paesi ricchi rischia infatti di rendere ancora più difficoltoso distribuire i vaccini nei Paesi a basso reddito.

Non è la prima volta che l’Oms lancia una simile proposta: «Avevamo già chiesto a maggio un aiuto globale affinché ogni Paese possa vaccinare entro settembre almeno il 10% della popolazione», ha detto Tedros. «Siamo a metà del percorso, ma il ritmo non è sufficiente». La richiesta dell’Oms punta a frenare i piani di Usa, Unione europea, Regno Unito e Israele, che hanno pianificato la somministrazione dei richiami di qui a settembre, almeno per le categorie più vulnerabili.

Non è tardata la risposta negativa di Washington: «Riteniamo che sia una falsa scelta, e che si possano fare entrambe le cose», ha detto Jen Psaki, una portavoce della Casa Bianca. «Abbiamo dosi a sufficienza».

Nel mondo sono stati somministrati 4 miliardi di dosi, sufficienti a vaccinare completamente un quarto della popolazione mondiale. Ma mentre nei Paesi ad alto reddito sono state inoculate 50 dosi ogni 100 abitanti, in quelli a basso reddito la percentuale di persone vaccinate è ferma all’1,5%, secondo i dati presentati da Tedros. «Occorre una rapida inversione di marcia: finora la maggioranza delle dosi sono andate ai Paesi ricchi, ora deve essere indirizzata a quelli poveri». La richiesta è che il prossimo summit dei ministri della salute del G20, previsto di qui a un mese, prenda impegni concreti per raggiungere gli obiettivi di salute globale. E che i produttori di vaccini diano priorità alle dosi acquistate dal fondo umanitario Covax.

Secondo i dati dell’Unicef, che partecipa al programma, il fondo ne ha prenotate per cinque miliardi tra acquisti e donazioni destinate a Paesi a basso e medio reddito, ma ne ha consegnate finora solo 178 milioni, il 3,4%. I produttori, infatti, evadono prioritariamente gli ordinativi provenienti dai clienti più redditizi, come Usa, Ue e Regno Unito.

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