«Documentare e reagire» a ogni forma di antypolonizm fuori dai confini polacchi. E questo quello che Stanislaw Karczewski, presidente del Senat, la camera alta del parlamento polacco, ha chiesto ai suoi connazionali residenti all’estero in una lettera diffusa questa settimana in cui si esorta a denunciare qualsiasi esternazione anti-polacca. La missiva partita da Varsavia è già stata consegnata in alcuni paesi europei ma non tarderà a fare il giro del mondo tramite i consolati e le organizzazioni polacche all’estero.

Sono almeno 20 milioni i polacchi residenti all’estero. Ed è proprio la diaspora polacca, detta anche «Polonia», a costituire uno dei noccioli duri dell’elettorato del partito della destra populista Diritto e giustizia (PiS) attualmente al potere. L’appello lanciato da Karczewski sembra andare ben oltre il campo di applicazione dell’emendamento alla legge sull’Istituto Nazionale di Memoria (Ipn), la cosiddetta «legge sulla Shoah», firmata lo scorso 6 febbraio dal presidente della Repubblica Andrzej Duda. Tale provvedimento introduce anche la responsabilità penale per ogni tentativo di attribuire alla nazione polacca una qualsiasi forma di corresponsabilità nell’Olocausto. La nuova legge, che ha provocato la reazione furiosa di Israele e Stati Uniti, prevede fino a tre anni di carcere per chiunque utilizzi espressioni come «Campi della morte polacchi».

In Germania, dove la lettera è stata diffusa a Monaco di Baviera e Amburgo, alcuni espatriati polacchi si sono chiesti se il messaggio inviato da Karczewski debba essere letto come un vero e proprio invito a denunciare ogni sospetto di antypolonizm presso gli uffici consolari polacchi all’estero. Andrzej Przylebski, ambasciatore polacco a Berlino ha spiegato che non è ancora chiaro in che modo saranno gestite e trasmesse le «denunce» della diaspora raccolte dai corpi diplomatici all’estero. Nella lettera, diffusa anche dall’ambasciata polacca a Parigi, Staniszewski esprime la propria fiducia nei confronti delle reti e dei partner all’estero «in grado di presentare informazioni di valore sulla Polonia e i polacchi».

«Ci appare chiaro che le intenzioni con cui è nato il progetto della nuova legge e alcune delle sue disposizioni non sono state correttamente interpretate. I titoli troneggianti sulle pagine dei giornali e nei notiziari radiotelevisivi sono ingiusti e per noi dolorosi», era stato il commento dell’ambasciata polacca a Roma all’indomani dell’approvazione definitiva della legge. In via Rubens il corpo diplomatico polacco non ha ancora confermato la ricezione e la diffusione delle direttive di Staniszewski tra i polacchi residenti in Italia.

La «legge sulla Shoah» continua a far discutere anche in Polonia e il capitolo potrebbe riaprirsi. Zofia Romaszewska, consigliera di Duda per gli affari sociali ha criticato apertamente il provvedimento in un intervento sul canale Tvn24. Nel frattempo il presidente polacco, anch’egli espressione del PiS, ha confermato la sua intenzione di sottoporre, a giochi fatti, alcuni passaggi dell’emendamento al vaglio del Tribunale costituzionale, nel quale ormai i giudici più vicini alla linea del PiS sono la maggioranza tra i 15 membri della corte. Ma non è comunque detto che l’organo giuridico presieduto da Julia Przylebska non trovi alcuni vizi formali o sostanziali in un provvedimento che resta di difficile applicazione lontano da Varsavia.