Apologia della texture
Tube Attack EXITS UK, 2019, 6’39”, musica: Foals, regia: Albert Moya 7Totalmente impossibile descrivere un video dei CANADA per la sua struttura totalmente a-logica e falsamente narrativa. Del resto il collettivo catalano, […]
Tube Attack EXITS UK, 2019, 6’39”, musica: Foals, regia: Albert Moya 7Totalmente impossibile descrivere un video dei CANADA per la sua struttura totalmente a-logica e falsamente narrativa. Del resto il collettivo catalano, […]
EXITS
UK, 2019, 6’39”, musica: Foals, regia: Albert Moya
7Totalmente impossibile descrivere un video dei CANADA per la sua struttura totalmente a-logica e falsamente narrativa. Del resto il collettivo catalano, ormai diventato una sorta di brand dallo stile inconfondibile, ci ha da sempre abituati a clip (anzi, in questo caso la dicitura è quella di «film») concettuali ed enigmatici, che presentano una concatenazione di sequenze, basata su associazioni e rimandi formali. Exits inizia come una spy story con due protagonisti (una ragazza interpretata da Christa Théret e un ragazzo, Isaac Hempstead Wright), salvo poi prendere strade e situazioni sempre diverse e surreali, come in un puzzle impazzito e non completabile. In fondo Moya ci conferma molto bene come il music video sia solo il trailer di un film che non esiste ma che ci piacerebbe vedere. La fotografia, mutevole, è di Benoit Soler.
SOMEDAY
Olanda, 2019, 4’24”, musica: Weval, regia: Páraic McGloughlin
8Sorprendente video per il duo olandese di musica elettronica, questo realizzato da McGloughling. Un’apologia della texture degna di molti film sperimentali. In rapidissima successione singoli frames di facciate di palazzi, tombini, mattonelle, container, treni, autostrade, rosoni e cupole di chiese, foglie, sassi, ecc. si succedono davanti ai nostri occhi componendo una vorticosa sinfonia dove i pezzi di mondo, si offrono nella loro logica serialità. Antico e moderno, lineare e decorativo, minimale e barocco, natura e civiltà, vedute frontali e aeree, si fondono insieme in Someday, al ritmo dei Weval, dimostrandoci come e quanto la realtà che ci circonda, sia solo una questione percettiva.
FULL MOON
Corea del Sud, 2014, 4’03”, musica: Sunmi, regia: ignoto
9Una vampiressa, in una notte di luna piena, morde un giovane dal sonno agitato: inizia così questo Full Moon, mescolando narrazione (seppur minima) e performance: la cantante sudcoreana Sunmi, infatti, è anche modella e danzatrice e, dunque, sfrutta al massimo le sue doti, aggirandosi in diversi ambienti ricostruiti in studio, a cominciare dalla soffitta bohemienne e con vista mozzafiato in cui abita il giovane «stregato dalla luna». Un music video dallo stile glam e piuttosto «facile» che ha però una sua eleganza.
THE PERFECT DRUG
USA, 1997, 4’10”, musica: Nine Inch Nails, regia: Mark Romanek
8Senza dubbio il video più delirante e surreale di Romanek, contrassegnato da una perfezione stilistica e da una precisione visiva assolute. Scandito in tanti quadri – quasi tutti realizzati senza muovere la cinepresa – The Perfect Drug rappresenta Trent Reznor e le sue molteplici visioni, sotto l’effetto di quella «droga perfetta» che per Romanek è identificabile con l’assenzio, chiamato anche «fata verde». Infatti, dopo aver bevuto da un calice il liquido verdognolo, le immagini notturne viste in precedenza e fotografate con una dominante azzurra, vengono – in rapida successione – riproposte con un filtro verde, come tante intermittenze della coscienza. Due donne dai tratti asiatici ricoperte da un velo nero, il cantante del gruppo con una pelle di orso o in bilico su un’enorme mano mozzata, un avvoltoio appollaiato su un teschio, un giovane efebico seduto sotto un quadro di Klimt (ma è un fantasma poiché vediamo il suo ritratto fotografico su una tomba), sono solo alcune delle inquietanti presenze di questo formidabile clip goticheggiante.
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