L’occupazione della tipografia Apollon in pieno ‘68, sulla Tiburtina, a Roma, fabbrica che impiegava più di 400 lavoratori pretestuosamente condannata alla chiusura, catturò l’attenzione di diversi cineasti dell’epoca, desiderosi di partecipare e in qualche misura farsi interpreti delle lotte operaie che animavano la scena politica di allora. Ma dei tanti che vi ci sono affacciati, solo il recentemente scomparso Ugo Gregoretti è riuscito a farsi portavoce di quelle tensioni. Comprendendo, da un lato, le reali esigenze dei lavoratori, che erano quelle di conservare il posto e non di «fare la rivoluzione» in nome di alti ideali, e trovando, dall’altro, la...