Nel mese in cui l’attività di impollinazione è al massimo livello si celebra la giornata mondiale delle api, istituita nell’ottobre del 2017 dalle Nazioni Unite su proposta della Slovenia. Anche se di recente istituzione ha assunto un grande significato e sono almeno 115 i paesi in cui si svolgono iniziative per ribadire la necessità di salvaguardare questo insetto. Nella prima giornata mondiale delle api del 2018, l’allora direttore generale della Fao, il brasiliano Graziano da Silva, aveva parlato della «necessità di combinare la scienza con le conoscenze e le esperienze locali, come un processo sociale».

La data del 20 maggio coincide con la nascita dello studioso e apicoltore sloveno Anton Jansa (1734-1773), autore del primo manuale di apicoltura moderna. Nei numerosi testi che ci ha lasciato, Jansa ha elaborato un progetto razionale di apicoltura legata al mondo contadino e nel rispetto della natura. Jansa era anche un pittore e contribuì a lanciare la tradizione di decorare i pannelli degli alveari, una particolarità dell’apicoltura slovena che fa parte del patrimonio del paese e rappresenta una espressione di arte popolare. Gli alveari colorati sono presenti in ogni angolo del paese, nei campi, ai margini delle foreste, nei giardini, sui tetti delle case. I più antichi sono di carattere religioso, mentre quelli più recenti rappresentano eventi storici e scene di vita quotidiana.

L’apicoltura slovena ha una tradizione millenaria basata sull’allevamento della sottospecie autoctona Apis mellifera carnica, tutelata e protetta per evitare incroci con altre sottospecie che ne intaccherebbero la stabilità genetica. La Slovenia è stato anche uno dei primi paesi a mettere in atto misure per la tutela delle api, introducendo nel 2011 il divieto di usare i pesticidi che mostravano di interferire sul ciclo vitale degli insetti. L’ape carnica rappresenta un esempio di processo di adattamento in un determinato territorio di una sottospecie di ape mellifera. Si è cercato di introdurla in diverse aree del territorio italiano, ma spesso ha mostrato difficoltà di adattamento a dimostrazione che le sottospecie sono il risultato di una selezione naturale che le ha rese adatte al proprio areale. In Italia la più diffusa è l’Apis mellifera ligustica, detta ape italiana, che ha saputo adattarsi alla grande varietà di ambienti, climi e vegetazione del nostro territorio. Secondo l’Anagrafe nazionale zootecnica, la ligustica rappresenta il 75% delle api presenti in Italia, seguita dalla carnica (7%) e dalla mellifera sicula (1,5%).

Le 60 varietà di miele prodotte in Italia sono espressione di un territorio che possiede ancora un patrimonio di biodiversità, ma l’89% degli allevamenti di api è di tipo convenzionale, mentre il biologico rappresenta solo l’11%. L’introduzione di nuove tecniche ha modificato i sistemi di allevamento, ma è sempre più importante praticare una apicoltura sostenibile e legata al territorio per salvaguardare gli equilibri ambientali e avere buone produzioni di miele.