Any Other: «La mia musica è un gioco in sottrazione»
Any Other – foto di Ludovica De Santis
Visioni

Any Other: «La mia musica è un gioco in sottrazione»

Incontri L'artista veronese parla del suo nuovo album - "Stillness, Stop: You Have a Right to Remember" e del tour
Pubblicato 8 mesi faEdizione del 2 febbraio 2024

Si intitola Stillness, Stop: You Have a Right to Remember ed è la nuova tappa di un percorso originale, mai scontato, multiforme e a tratti schivo rispetto alle scene. Dopo oltre cinque anni dal precedente Two, Geography, la cantautrice Any Other pubblica il nuovo album per 42 Records. Un lavoro maturo, cristallino, netto e all’occorrenza affilato. Un intreccio calibrato di parole, timbri e melodie. «La cosa nuova per me è stata avere consapevolezza totale rispetto a quello che stavo facendo» ha spiegato la cantautrice veronese di stanza a Milano. «Mi ricordo che con Two, Geography iniziavo a esplorare delle zone musicali che già sentivo mie, però non avevo bene idea di cosa stessi facendo, era una cosa più impulsiva. In questi anni ho suonato molto, ho studiato, quindi durante la produzione avevo una maggiore conoscenza sia di concetti astratti sia di questioni pratiche».

FRA UN ALBUM e l’altro, in effetti, non si può dire che Adele Altro, nome dietro al progetto Any Other, sia stata ferma. Anzi, ci sono i due tour con Colapesce e Dimartino, la colonna sonora del podcast Limoni, la produzione della musicista Tutto Piange, oltre a una serie di lavori in studio con Marco Giudici, amico e co-produttore insieme a lei di Stillness, Stop: You Have a Right to Remember.
«In questo disco l’apporto di Marco è stato fondamentale. Ha costruito le linee di basso, è intervenuto su alcuni arrangiamenti e soprattutto ha curato registrazione e mixaggio. Credo che la cosa che ha fatto la differenza sia il suo gusto per le timbriche, la sua sensibilità» spiega. «In realtà, la decisione di affidargli una parte così importante è partita da un discorso negativo, perché mi sono ritrovata spesso a vedere il mio lavoro attribuito a lui, quindi inizialmente mi ero detta che questa volta avrei fatto tutto da sola. Ma poi ho pensato che non aveva senso rinunciare a fare qualcosa che amavo con qualcuno che amavo solo perché il mondo è fatto male».

LE OTTO TRACCE dell’album raccolgono i frutti di un’ampia finestra temporale. Da un lato, per esempio, una prima bozza di Zoe’s Seeds era comparsa già intorno al 2015, dall’altro l’intensa Awful Thread è stata scritta durante le registrazioni nello studio Cabinessence, registrazioni a cui hanno partecipato vari musicisti. Il risultato si inscrive in quel mondo che era l’indie, quando nei primi anni 2000 la parola si riferiva non solo a una fetta di mercato, ma in qualche modo anche a un genere, di discendenza tanto rock, quanto folk e cantautorale, dove larga parte occupava la sezione strumentale. Qui, nonostante vengano in mente nomi quali Built to Spill o Dirty Projectors, la firma di Any Other è inconfondibile, e prosegue il cerchio aperto con il debutto Silently. Quietly. Going Away del 2015.
«Posto che i pezzi di questo disco sono stati scritti chitarra e voce o piano e voce» racconta la musicista, «mi piace dare dei colori in fase di scrittura. Per me l’arrangiamento non è tanto una tela bianca su cui scrivo, ma un blocco di das da cui devo togliere». Per la promozione dell’album Any Other ha già inaugurato un tour con una band di cinque elementi e registrato il primo sold out a Milano, a dimostrazione che gli anni non passano, quando la musica è buona. Le prossime date a febbraio sono a Torino, Piacenza, Bologna, e a marzo a Bari, Roma, di nuovo Milano e Verona. Poi il tour proseguirà in Europa.

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