Visioni

Antonella Ruggiero, l’artigianato della canzone è «on line»

Antonella Ruggiero, l’artigianato della canzone è «on line»Antonella Ruggiero – foto di Ludmila Ivashova

Incontri In digitale e in streaming i 27 album della carriera solista, anche in formato fisico l'antologia «Come l’aria che si rinnova»

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 19 aprile 2022

Prima e dopo lo streaming. Sintetizzando brutalmente, l’industria musicale ha visto un radicale mutamento nel giro di poche stagioni dove si sono frantumate le certezze del mercato fisico, costringendo gli artisti a confrontarsi con l’universo «digitale». In linea con le «mutate esigenze» Antonella Ruggiero insieme a Roberto Colombo, produttore, manager e marito – attraverso un accordo distributivo con Bmg – dallo scorso 8 aprile hanno riversato l’intera produzione discografica dell’artista genovese sia in streaming che sulle principali piattaforme digitali. 27 album in tutto (372 canzoni), che includono sia i lavori da studio che quelli dal vivo. Tracce scritte per lei da varie firme del cantautorato italiano, ma anche riletture dal repertorio di Gershwing, Ellington e perfino una chicca per appassionati, il brano And will you love, scritto e arrangiato per Ruggiero da Ennio Morricone.

IN CONTEMPORANEA – e questo anche in formato fisico – è arrivato Come l’aria che si rinnova (Libera/Bmg), 18 brani selezionati dal 1996 – data del primo album da solista di Antonella dopo il distacco dai Matia Bazar – al 2018. Operazione di restyling dove – sulla voce originale – una nuova veste è stata data ai brani grazie a sapienti arrangiamenti studiati da Roberto Colombo. «È stato inevitabile – spiega Antonella Ruggiero – in un momento in cui l’oggetto fisico ha sempre minor spazio. La musica è in giro, nell’etere e da qui non si torna più indietro. Poi va detto che molte persone mi hanno chiesto di poter ascoltare pezzi che non si trovano più nella normale distribuzione e nemmeno su e-Bay. Così mi è sembrato giusto accontentarli. Roberto Colombo è stato fondamentale, perché cataloga tutto e ricorda ogni cosa». Il settore dello spettacolo sta soffrendo moltissimo: «Certo ma è anche vero che tutte le attività hanno sofferto per la pandemia e ora con questi venti di guerra. La crisi è generale e la pandemia non è finita. Io stessa mi trovo a suonare dal vivo con una consapevolezza diversa dal passato».

Eravamo una piccola fabbrica, dei gatti liguri un po’ diffidenti. Anche molto diversi tra loro, tanto che nascevano discussioni ma proprio per questo riuscivamo a creare canzoni vincenti. Non abbiamo mai fatto scelte per finire in classifica

DOPO GLI ANNI con le major, Universal prima e Sony poi, la carriera di Antonella Ruggiero si è orientata verso le autoproduzioni: «Nulla di sofferto, quello che è stato fatto è semplicemente un confluire delle idee e del proprio sentire, aldilà degli obblighi che possono esserci nel mondo della discografia. Ma ciò non toglie che per singoli progetti ci siamo mossi anche con l’appoggio delle etichette: Cattedrale è uscito per Sony Classical». Il timbro e le note altissime toccate dalla voce della cantante – oggetto di studio anche nei tutorial di maestri americani su YouTube – necessitano di cure particolari?: «Non faccio allenamento ogni giorno ma ho fatto tesoro di alcune lezioni di un’insegnante lirica prese nel 1981: sono vocalizzi ’muti’ che servono per scaldare la voce. Un po’ come fanno gli atleti prima di una gara, poi non fumo e faccio molta attenzione agli sbalzi di temperatura». Pop, elettronica, canti popolari e standard e svariate frequentazioni con la musica contemporanea. Nel 2003 alla Fenice di Venezia è stata protagonista di Medea, opera video in tre parti su musica di Adriano Guarnieri: «È come andare su un universo parallelo, sono compositori – parlo in particolare di Guarnieri – che hanno un modo molto libero di concepire il mondo. Per chi come me che allora si trovava ad un bivio della sua carriera, è stata un’esperienza fondamentale che mi ha consentito di affrontare altri generi. Un lavoro quasi da artigiano».

ANCHE i Matia Bazar in qualche modo hanno rappresentato una modalità diversa di proporsi nel mondo del pop, in particolare dopo la svolta elettronica con Tango – e il successo di Vacanze romane a Sanremo 1983 – e ancor più in Aristocratica: «Eravamo una piccola fabbrica, dei gatti liguri un po’ diffidenti. Anche molto diversi tra loro, tanto che nascevano discussioni ma proprio per questo riuscivamo a creare canzoni vincenti. Non abbiamo mai fatto scelte per finire in classifica, dove poi siamo arrivati. Davamo agli altri quello che ritenevamo giusto dare, ma non andavamo oltre».

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