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Antifascismo, un antidoto per l’Europa

Anpi L’associazione dei partigiani si interroga sull’avanzata continentale dell’estrema destra

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 2 aprile 2014

Lo spettro che s’aggira per l’Europa per le prossime elezioni di maggio è quello dell’avanzata continentale dell’estrema destra. Dal Fronte Nazionale in Francia ad Alba Dorata in Grecia, dal Pvv dell’olandese Geert Wilders ai Perussuomalaiset (Veri Finlandesi) di Timo Soini la crescita di movimenti a tendenza populistico-autoritaria attraversa il vecchio continente modificando il loro tratto residuale e configurandoli, per la prima volta dal dopoguerra, come fenomeno di rappresentanza degli umori profondi di corpi sociali scossi da oltre un lustro di crisi economica.

Attenzione precipua al tema viene riservata, come sempre, dall’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia che all’osservazione e al contrasto delle risorgenti forme dei neofascismi europei sta dedicando molte attività e iniziative, l’ultima delle quali si è svolta a Roma lunedì scorso, aperta dai messaggi dei presidenti di Camera e Senato, con l’intervento del presidente nazionale Carlo Smuraglia.

In un paese a bassa cifra di memoria storica, dove si è riusciti nell’impresa di costruire un monumento pubblico a un criminale di guerra come Rodolfo Graziani nella sua città natale di Affile, l’antifascismo cerca così di uscire dalla ridotta reducistico-celebrativa fungendo da richiamo non nominale a una politica costituzionale intesa come rilancio dell’azione pubblica volta alla riduzione delle disuguaglianze economiche e alla promozione delle forme di democrazia sostanziale, unico antidoto reale alla disgregazione del corpo sociale emersa dalle piaghe della crisi.

L’esaurimento dei margini, anche residui, della struttura socio-economica del novecento ha finito per porre in crisi oggettiva anche il profilo politico del paradigma antifascista tendendo da un lato a ridurlo a struttura memoriale e dall’altro guardandolo come corpo estraneo alle grandi questioni imposte dalla crisi. In questo senso il rilancio dei valori costituzionali che l’Anpi si propone di fare sul territorio nazionale, e in una prospettiva europea insieme alle altre associazioni corrispondenti nel continente, diviene la condizione essenziale del consolidamento della democrazia come antidoto – afferma Smuraglia – «alla ancora poca cultura antifascista presente nello Stato italiano» ed alle «difficoltà di coagulo dell’antifascismo europeo di fronte al riemergere di fenomeni e movimenti politici di carattere xenofobo ed antidemocratico».

L’azione che l’associazione dei partigiani promuove guarda al rilancio delle forme mature e partecipate della politica e all’adozione di misure economiche e sociali, dal lavoro al welfare dal multiculturalismo all’allargamento dei diritti civili, come risposta a quella diffusa paura che oggi rappresenta il vero alimento della crescita dell’estrema destra in Europa e la principale causa di sfiducia nel concetto stesso di democrazia rappresentativa raffigurata, non solo dall’estrema destra in verità, come elemento distante, costoso, lento e poco incisivo sul piano del governo delle grandi questioni contemporanee. Questo è il senso nuovo che l’antifascismo si può dare e l’attualità pubblico-politica che deve rivendicare considerandosi, a ragione, come uno dei principali caratteri storico-identitari emersi dalle macerie dell’Europa post-bellica, che dal confino di Ventotene si è fatta poi lentamente, nel corso dei decenni, unitaria.

Sempre che a maggio lo spettro non si sia già tramutato in incubo reale.

 

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