Anticipare le mutazioni, il piano di Bruxelles
Europa Sul tavolo nuovi soldi: 75 milioni per test Pcr e 150 per sviluppare la ricerca pubblico/privato: Incubator Hera è il progetto per la bio-difesa contro le varianti. Ordinate in totale 2,6 miliardi di dosi. 300 milioni arriveranno da Moderna
Europa Sul tavolo nuovi soldi: 75 milioni per test Pcr e 150 per sviluppare la ricerca pubblico/privato: Incubator Hera è il progetto per la bio-difesa contro le varianti. Ordinate in totale 2,6 miliardi di dosi. 300 milioni arriveranno da Moderna
La Commissione Ue contrattacca sui vaccini e sulla strategia sanitaria, in risposta alle critiche crescenti che provengono dai vari paesi membri a corto di dosi e in preda alla lotta contro le nuove varianti. Mentre due infermiere spagnole sono riuscite a tirare fuori sette dosi dai flaconi Pfizer (all’inizio venduti per 5, poi salite a 6 e fatte pagare di conseguenza), mentre in vari paesi si sta scatenando un nazionalismo vaccinale e si profila una corsa sotterranea a procurarsi iniezioni con il rischio di dubbia origine, la Commissione ha presentato ieri un piano dettagliato per gettare basi più concrete e efficienti di una politica sanitaria che solo poco tempo fa non esisteva.
LA SCOMMESSA È che, alla fine, quando la pandemia sarà sconfitta, la Ue possa dimostrare di non essere rimasta indietro rispetto a Gran Bretagna, Israele o Usa, oggi presentati come modelli di successo, di fronte a un blocco europeo in difficoltà. Sul tavolo sono messi nuovi soldi: 75 milioni per aumentare nuovi test specializzati Pcr, con l’obiettivo di individuare la diffusione delle varianti, 150 milioni per sviluppare la ricerca nell’ambito di Horizon Eu. Un programma battezzato Vaccelerate Covid-19 (che coinvolge 16 paesi Ue più 5 extra Ue, tra cui Israele e la Svizzera) è varato per creare una rete di esperienze cliniche, per lo scambio di dati.
Al centro del piano Ue per rendere il blocco preparato a una bio-difesa contro le varianti c’è il progetto battezzato Incubator Hera, per un’azione immediata che riguarda l’accelerazione del processo di approvazione dei nuovi vaccini, la collaborazione per la ricerca tra pubblico e privato (tra imprese di biotech e stati), che dovrebbe permettere uno sprint nella produzione industriale, che è quello che sta mancando in questo momento di penuria di dosi. La Bei potrebbe intervenire con nuovi finanziamenti, anche se ieri non sono state comunicate delle cifre. L’obiettivo è far sì che che la Ue raggiunta un’autonomia strategica, cosa che permetterà anche di intervenire nella battaglia geopolitica che si sta giocando nel mondo attorno ai vaccini.
IERI, A QUESTO PROPOSITO, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, non si è risparmiata una frecciata contro la Russia e il suo Sputnik V: «Perché offre lo Sputnik V se non ha ancora vaccinato la propria popolazione?». Von der Leyen ha ricordato che la Russia non ha ancora chiesto all’Ema (agenzia europea delle medicine) l’autorizzazione per lo Sputnik V, procedura indispensabile per permettere di verificare la sicurezza e l’efficacia dei vaccini, di cui si fa garante la Ue verso i propri cittadini.
«È chiaro che la pandemia non è finita – ha commentato il gruppo S&D – e che abbiamo già bisogno adesso di progetti per le sfide future». Ursula von der Leyen ha dichiarato che «la nostra priorità è fare in modo che gli europei abbiano accesso appena possibile a vaccini sicuri e efficaci. Contemporaneamente, nuove varianti del virus emergono rapidamente e noi dobbiamo adattare la nostra reazione ancora più rapidamente».
Il commissario al mercato interno, Thiery Breton, per rispondere alle critiche sui ritardi di produzione, ha precisato che «la task force incaricata di accelerare la produzione di vaccini collabora già quotidianamente con l’industria per meglio eliminare e anticipare eventuali strozzature. Grazie a questa cooperazione rafforzata, vigileremo sulla fase industriale della produzione di vaccini che permetta ai fabbricanti di rispettare gli impegni, anticipando al tempo stesso i nostri bisogni futuri e adattando la produzione di vaccini alle future varianti». Per Breton, l’incubatore Hera è «una risposta strutturale forte, che non si limita a soluzioni di breve termine», perché «contribuirà ad accrescere il livello di autonomia del nostro continente nel campo sanitario in un prossimo futuro».
LA COMMISSIONE ha di nuovo assicurato che sono state ordinate 2,6 miliardi di dosi in totale. Con Moderna è stato firmato un secondo contratto, per 150 milioni di dosi da consegnare nel terzo e quarto trimestre di quest’anno, con un’opzione di altri 150 milioni nel 2022.
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