Cultura

Antiche glaciazioni che cristallizzano paesaggi esistenziali

Antiche glaciazioni che cristallizzano paesaggi esistenzialiFrederic Edwin Church, "The_Icebergs", 1861

Narrativa italiana «Romanzo senza umani», l’ultimo libro di Paolo Di Paolo, edito da Feltrinelli

Pubblicato circa un anno faEdizione del 11 ottobre 2023

Dall’alto di una collina, tre cacciatori e i loro cani si dirigono verso il paese nella pianura sottostante; qui, fra i tetti spioventi, i ponti, i sentieri coperti di neve bianchissima, risaltano gli specchi d’acqua ghiacciati su cui appaiono in lontananza piccole figure umane: pattinano, tirano una slitta, giocano con gli strumenti ancora oggi usati in sport invernali come l’hockey e il curling. Stiamo guardando uno dei quadri più famosi di Bruegel il Vecchio, Cacciatori nella neve (1565).

PERSONAGGI, animali e alberi raffigurati nel dipinto appaiono infatti sulla copertina dell’ultimo libro di Paolo Di Paolo, Romanzo senza umani (Feltrinelli, pp. 224, euro 17,00), racchiusi in toppe di colore che li illuminano come frammenti di una storia da ricomporre. È proprio questo che cerca di fare il protagonista, Mauro Barbi: mettere insieme i pezzi di una vicenda collettiva e insieme ricostruire il mosaico della propria esistenza. Mauro è uno storico e si interessa agli effetti della cosiddetta piccola glaciazione sulla vita quotidiana degli abitanti della regione del Lago di Costanza, nel XVI secolo. Mentre lavora e viaggia alla ricerca di elementi per i suoi studi interpella le persone – amici, compagne – che hanno contato nel suo passato.

IL CLIMA e i suoi cambiamenti sono dunque al centro del libro, che tuttavia non è un esempio di climate fiction. A Di Paolo infatti non interessa immaginare scenari predittivi, né tanto meno collocarsi nel filone distopico. Il titolo del libro non allude all’estinzione del genere umano (al tema fa eco l’avvertenza stampata sul frontespizio del volume: «Questo romanzo non è prodotto da un’intelligenza artificiale»), ma alla possibilità di immaginare una storia più grande. Nel dormiveglia, il protagonista può contemplare «la possibilità di non esserci», di «escludere l’umano» rimuovendo l’idea che il pianeta sia solo «il palcoscenico di chi, in una certa era, lo abita». Forse, il significato della condizione «senza umani» si capisce meglio pensando ancora al quadro di Bruegel: nessun volto vi è ritratto, nessun carattere individuale viene fissato, eppure il pittore riesce a raccontare la totalità che include animali e piante in un paesaggio cristallizzato proprio dalla piccola glaciazione cinquecentesca.

«Centinaia di specie vegetali che godono delle sponde fertili. Uccelli che si incrociano in un cielo diviso fra tre Stati nazione dai confini invisibili. Enormi pesci siluro, licci, salmerini, anguille. Molluschi e gasteropodi. Lontre e musoragni acquaioli. Umani che si sono dati il cambio a riva posizionati come pedine di un gioco da tavolo mentale, come personaggi di un presepe o di un quadro dipinto da Bruegel. Conta l’insieme, conta la folla di chi ha abitato il paesaggio. Bisognava che ci fossero tutti». È un brano cruciale, perché fa capire che il romanzo senza umani è in realtà gremito dalle presenze di specie che convivono con le generazioni dei nostri simili passate sulla Terra.

MAURO BARBI SI INTERESSA alle microstorie dei personaggi di cui segue le tracce attraverso i secoli, ma la sua indagine procede di pari passo con la ricerca di un senso per il proprio passato: la folla convocata nel gioco mentale di Mauro include anche gli abitanti del suo «paesaggio» esistenziale. Così il romanzo assume anche i tratti di un’inchiesta sulla memoria degli affetti perduti, sull’impossibilità di condividere con gli altri un ricordo comune, se non nella versione che ci tramandiamo come storici di noi stessi.

L’ambiente e l’archivio, i due spazi emblematici in cui si muove il protagonista, finiscono perciò per rispecchiarsi, così come gli obiettivi dello storico si riflettono in quelli dello scrittore. La ricerca di Mauro è, infatti, anche la ricerca di Di Paolo: problematica, consapevole.

NELLE NOTE FINALI, Di Paolo cita un brano della Grande cecità in cui Amitav Ghosh si chiede se è possibile rendere poetico lo scioglimento di un ghiacciaio. La domanda da cui parte Romanzo senza umani è uguale e contraria: si può rendere poetica una glaciazione? Sì, o almeno si può farne una questione personale, si può raccontarla con «parole intime» (come raccomanda Zadie Smith). Paolo Di Paolo ha capito come farlo.

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