Fabrizio Pregliasco, professore di Igiene all’Università di Milano, e Paola Arosio, giornalista scientifica, hanno pubblicato un documentato ed articolato saggio su un tema di grande attualità: I superbatteri. Una minaccia da combattere (Raffaello Cortina, pp. 276, euro 23). Le infezioni da superbatteri potrebbero provocare circa 2,4 milioni di morti in Europa, Nord America e Australia tra il 2015 e il 2050 se non saranno intensificati gli sforzi per arginare la diffusione della resistenza agli antibiotici. Questo evento è un processo biologico naturale di selezione correlato alle mutazioni genetiche che si verificano nei microrganismi.

TRA I PATOGENI più noti si ricordano lo Staphylococcus aureus meticillino resistente, alcune Enterobacteriaceae che producono beta-lattamasi ad ampio spettro, gli enterococchi resistenti all’antibiotico vancomicina. Patogeni altrettanto pericolosi sono l’Acinetobacter baumannii e la Klebsiella pneumoniae. Queste infezioni rappresentano un esempio paradigmatico di come la salute e le malattie degli uomini sono strettamente legate ed interconnesse con quelle degli animali. La somministrazione di antibiotici agli animali è in crescita negli allevamenti, mentre dovrebbe essere limitata per arginare la diffusione dell’antibiotico resistenza. Secondo l’Agenzia Europea per i Medicinali, l’Italia resta fra i più grandi consumatori di antibiotici negli allevamenti nella Ue.

PER QUANTO RIGUARDA l’uomo, un trattamento antibiotico inappropriato iniziale che non provveda a fornire un’adeguata attività verso patogeni multi-resistenti è spesso responsabile di una aumentata mortalità. Per contro, un eccessivo uso degli antibiotici, spesso utilizzati per contrastare delle semplici colonizzazioni batteriche, facilita l’emergenza di antibiotico resistenza. Un report del 2019 del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie riportava che circa la metà dei morti europei per infezioni ospedaliere da batteri resistenti agli antibiotici avviene in Italia. Chi entra in ospedale rischia, nel 10% dei casi, di contrarre un’infezione ospedaliera e molto frequentemente il germe responsabile è resistente agli antibiotici.

RISPETTO A COVID-19, l’antibiotico resistenza è una pandemia continua e che richiede, per essere affrontata, impegno comune e azioni concrete non più rimandabili. La prevenzione è un aspetto chiave di questo fenomeno, ma solo il 30-50% delle infezioni è prevenibile attraverso buone pratiche. L’attacco alla resistenza antimicrobica dovrebbe essere incentrato su 5 punti cardine come il miglioramento delle condizioni igieniche; l’abbandono delle prassi di prescrizione eccessiva di antibiotici; la somministrazione di test diagnostici rapidi per determinare la natura virale o batterica delle infezioni nei pazienti; la non indiscriminata prescrizione di antibiotici; l’organizzazione di campagne sui media. Gli autori di questo saggio ci ricordano che «responsabilità significa questo: scegliere, agire e farsi carico delle conseguenze. Con il giusto sforzo possiamo impedire ai superbatteri di vincere. Dipende da noi».