Anthony Braxton, castelli sonori per una musica imprendibile
Note sparse Un quadruplo box a documentare il tour 2022 del polistrumentista e compositore afroamericano
Note sparse Un quadruplo box a documentare il tour 2022 del polistrumentista e compositore afroamericano
Un sontuoso box quadruplo – (Sax Qt (Lorraine), I Dischi Di Angelica) a documentare l’intero tour europeo di Anthony Braxton del 2022 è l’ennesima occasione per immergersi nei suoni sempre gravidi di nuove domande del compositore afroamericano. Ospitato per la quarta volta dal festival AngelicA di Bologna, dopo il duo con Richard Teitelbaum, l’Historical Quartet di Cecil Taylor e il duo con l’arpista Jacqueline Kerrod, il polistrumentista chicagoano sperimenta in queste quattro tappe (Vilnius, Bologna, Anversa e Roma) Lorraine, un nuovo sistema compositivo ancora in progress. «Lorraine è il nome di un nuovo prototipo musicale. Si tratta di un sistema musicale che governa i “venti sonori” del respiro. C’è una immobilità nell’aria e i fantasmi del passato dominano lo spazio. Ricordi e ombre dell’ “essere” adornano gli ornamenti di antiche rovine e di reliquie benedette. Castelli sonori nel cielo-esperienze a lungo dimenticate sono tornate con amore e umiltà. Lorraine è tornata a casa per far nascere un rinnovamento e una consapevolezza dell’altro. Lorraine la viaggiatrice».
Un organico che comprende James Fei, Chris, Andrè Vida, Ingrid Laubro
A QUESTO LINGUAGGIO immaginifico corrisponde una musica imprendibile e ancora una volta volta alla ricerca di un futuro arcano. L’organico è quasi inedito per Braxton: nelle oltre trecento incisioni a suo nome solo due volte compare un quartetto per sax; a questo si aggiunge l’elettronica, con un sistema interattivo in tempo reale che funge pressoché da quinto membro dell’ensemble, improvvisando in tempo reale. La formazione comprende dunque elettronica, sax alto, soprano, sopranino, tenore e baritono, con il leader affiancato da James Fei, Chris, André Vida (nel primo live) e Ingrid Laubrock. La prima composizione, la 436, coi suoi cinque movimenti, si apre su timbri elettronici come di allunaggio per portarci in un mondo dove la gravità non impone più le sue ragioni e assistiamo a un fluttuare rigoroso e liberissimo di forme metamorfiche: quasi le voci di un Big Bang, di una genesi, o di una fine siderale. Architetture labirintiche in cui perdersi, inabissarsi.
Il viaggio prosegue ad alta quota in ognuno dei dischi, donandoci una musica che va ascoltata e sentita a livello viscerale, abbandonando la pretesa di «capire». Puntualissime le note nel libretto allegato del nostro Mario Gamba, che offre un’analisi approfondita delle quattro fluviali composizioni.
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