Lavoro

“Ansaldo Breda, non scorporate Carini”

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Finmeccanica La cessione dell'azienda di manutenzione ferroviaria a Hitachi non terrebbe dentro il sito siciliano, dal futuro incerto. I 157 lavoratori della manutenzione treni al centro di un tavolo al ministero, ma le ipotesi alternative per ora non convincono

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 7 febbraio 2015

Nella complessa vicenda della vendita di Ansaldo Breda da Finmeccanica ai giapponesi di Hitachi pare esserci una sola certezza. Lo stabilimento di Carini (Palermo) sarà immolato sull’altare della privatizzazione e viene scorporato. La sorte dei 157 lavoratori che fino a oggi per la società del gruppo pubblico faceva manutenzione carrozze è stato argomento del tavolo tenuto al ministero dello Sviluppo economico ieri mattina.

Ma se i tanti attori in campo – governo, Regione Sicilia, Finmeccanica e quasi tutti i sindacati – hanno accolto con favore l’impegno per una nuova missione industriale, la Fiom non accetta questa logica. «Per la Fiom la possibile soluzione del sito siciliano va ricercata nell’ambito del ragionamento più generale delle sorti di AnsaldoBreda – spiega il segretario nazionale Rosario Rappa – . A tal fine abbiamo chiesto, come definito con l’amministratore delegato del Gruppo Mauro Moretti, la convocazione del Coordinamento di AnsaldoBreda con la presenza di Finmeccanica».

Per la Fiom dunque «prima di cercare soluzioni alternative serve capire come andrà a finire la partita tutt’altro che chiusa della vendita di Ansaldo Breda», secondo tassello della svendita del settore civile di Finmeccanica, dopo Ansaldo Energia – l’azienda di Genova leader mondiale nella produzione di turbine finita per il 40 nelle mani dei cinesi di Shanghai Electric.

L’ex ad di Fs Mauro Moretti, nominato da Renzi ai vertici di Finmeccanica la scorsa primavera, ha prima accarezzato l’idea di un polo pubblico dei trasporti – già cavallo di battaglia Fiom – per poi adeguarsi all’idea di svendere tutto il settore, trovando nella giapponese Hitachi i clienti migliori per Ansaldo Breda.

Inizialmente insieme a Carini anche lo stabilimento di Reggio Calabria (dove si producono metropolitane) doveva essere scorporato. Poi le pressioni e la marcia indietro: Reggio fa parte del pacchetto insieme a Napoli (motori e sistemi) e la capofamiglia Pistoia (dove si produce il nuovo treno Etr1000 e i regionali).

Carini è da subito fuori. E ieri il viceministro allo Sviluppo Claudio De Vincenti, insieme alla siciliana sottosegretario Simona Vicari, l’assessore regionale Linda Vancheri, l’ad di
Ansaldo Breda Maurizio Manfellotto, il responsabile Strategie di Finmeccanica Giovanni Soccodato (promosso da Moretti secondo la nuova strategia di accentuare nella holding le decisioni che riguardano le varie società del gruppo) hanno illustrato ai sindacati le proposte di re-industrializzazione del sito.

La principale riguarda la possibilità che Fs faccia di Carini il suo centro per la manutenzione dei treni regionali. «È un’ottima idea e dovrebbe assorbire una sessantina di operai – spiega Carlo Anelli (Fim Cisl) -. Il ruolo della Regione Sicilia sarà determinante per agevolare l’operazione: noi puntiamo a far sì che questo progetto assorba il più possibile dei 157 lavoratori». Molte perplessità anche da parte di Fim e Uilm sul secondo progetto che dovrebbe riassorbire altri 60 dipendenti: Finmeccanica assieme ad un suo attuale fornitore rimarrebbe a produrre sistemi elettrici in attesa di vendere. «Quest’altro progetto ci mette molto in difficoltà perché non ci convince».

«In realtà ci sarebbe un terzo progetto per l’ultimo terzo di dipendenti – racconta Rappa – per una sorta di “carpenteria di alto livello” che è assolutamente inaccettabile». Motivo in più per ribadire che «in ogni caso, per la Fiom, va ricercata un’unica soluzione che garantisca attività produttiva e occupazionale nel sito di Carini di cui Finmeccanica si deve far carico».

Le parti si rivedranno fra due settimane. Nel frattempo si spera che la vendita ad Hitachi – dal 27 gennaio è stata annunciata la trattativa in esclusiva – venga chiarita ai sindacati.

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