Il 1821 è un anno simbolico, per la Grecia in particolare ma anche per la storia d’Europa. È l’anno in cui ha inizio la sola rivoluzione che nell’800 sia riuscita vittoriosa dopo quella francese. La Grecia riscopre e reinventa sé stessa dopo una marginalità secolare, ed emerge al mondo moderno tenendo lo sguardo fisso sull’antichità e sul proprio passato.

È la storia che narrano i 12 quadri di Anna Filini, tutti nello stesso formato, esposti lo scorso anno al Pireo uno accanto all’altro come nel fregio di un tempio, ed esposti ora, dal 6 maggio al 25 giugno, alla Pinacoteca Comunale di Ioànnina, capitale dell’Epiro, insieme ai disegni preparatori a matita. È una figurazione affabulata e ispirata, per episodi, ricca di emblemi; tante immagini ferme, sottratte al tempo, con i visi e le intensità delle icone.

ANNA FILINI (del 1945) è non solo un’importante pittrice, ma una politica che ha percorso con passione le vicende del proprio paese. È una tradizione familiare, perché suo padre è stato tra le figure più nobili del comunismo greco. I quadri sono carichi di quel senso identitario e di quel sentimento della nazione, che dal nostro mondo diverso ci lascia stupiti, e che pure attraversa ancora la cultura greca moderna, dalla letteratura, alla musica, al cinema, all’arte.

Un quadro, tra i più belli, rappresenta l’assedio di Missolungi, città che per anni ha resistito all’armata ottomana e che alla fine è stata espugnata. Ogni guerra di ogni tempo ha il suo assedio e il suo dramma. Un esile muro di difesa cinge una folla di figure, e le raccoglie come se si trattasse di un coro dentro una barca o dentro una culla.
Sono personaggi reali, e tra loro il più alto e nel proprio mantello è Lord Byron, venuto dalla lontana Inghilterra per morire in terra di Grecia.

È un’epopea che ha in ogni quadro una scena, ma le immagini si perdono dentro la levità e lo sgomento del sogno, in una sorta di eterno presente. Kolokotronis, il comandante militare, si scontra con il Minotauro insieme a Teseo.
La lotta per l’indipendenza si confonde con quella per la liberazione dal fascismo durante l’ultima guerra, in una sorta di continuazione ideale. Il massacro nell’isola di Chio del 1822, che Delacroix aveva dipinto, è accostato alla guerra coi Turchi e all’incendio di Smirne di cento anni dopo, nel 1922. Qualcosa di profondo lega i conflitti, le stragi, i riscatti lungo il filo del tempo e diviene la storia di Grecia.

QUELLA DI ANNA FILINI è una reinvenzione della pittura di impegno civile, lontana sia dal romanticismo che dal filone realista. Propone una questione irrisolta, e cioè come possa la pittura farsi testimonianza e messaggio senza cadere nella dimostrazione o nell’esaltazione formale; come possa cioè rimanere pittura e al contempo levarsi a poesia.

In altri cicli di quadri, Anna Filini ha compiuto un’operazione diversa, accostando in modo diretto le immagini ai versi della poesia antica e moderna: ha «dipinto» Baudelaire e i suoi fiori del male; l’Odissea e il viaggio di Ulisse; e ancora la Itaca di Costantino Kavafis.