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Animaphix, tra guerra e pace

Animaphix, tra guerra e pace

Festival I nuovi linguaggi contemporanei e gli autori indipendenti della animazione, a Bagheria

Pubblicato circa un anno faEdizione del 29 luglio 2023

Fra i pochi mirati eventi di cinema d’animazione non industrializzato sopravvissuti in questo paese infuocato e alluvionato, comunque distrattamente disastrato, Animaphix conferma la sua ragion d’essere. Concludendo questo fine settimana una sei giorni di proiezioni e incontri a Bagheria (PA), presso Villa Cattolica sede del Museo Guttuso, la 9ª edizione assolve alla sua vocazione di festival osservatorio e stimolo di «nuovi linguaggi contemporanei».
Pur omogenea nella volontà di valorizzare autori e produzioni di alta qualità emergenti e indipendenti, spesso di difficile circuitazione e penalizzati dalle logiche di mercato, la selezione ben diversificata è articolata in 5 sezioni per complessivi 64 film in concorso di cui 33 anteprime accompagnate da altrettanti registi.

Dopo il successo dell’anno scorso, torna il documentario animato con la sezione Anidoc, composta da 11 cortometraggi. Tra questi per la prima volta in Italia c’è Our Uniform (Iran, 2023), vincitore del Premio Jean-Luc Xiberras al festival di Annecy, in cui la regista Yegane Moghaddam racconta la storia di una giovane studentessa iraniana che dispiega i suoi ricordi scolastici attraverso le pieghe e i tessuti della sua vecchia uniforme. Il film avverte subito gli spettatori che «non critica l’Hijab e chi la indossa. È una mera rappresentazione di scuole in Iran, dove l’Hijab integrale è obbligatorio». Interessante l’animazione «sartoriale» su supporto tessile, con voce narrante femminile fuori campo e colonna sonora di vita scolastica. In mezzo a bottoni, orli e cerniere lampo s’inseriscono piccole trasgressioni come colorare di rosso le labbra dell’ayathollah o portare un velo troppo corto che copre o il ciuffo o la treccia, minando l’uniformità vestiaria e mentale che si vorrebbe imporre.

Sempre in anteprima nazionale Mariupol. A Hundred Nights della regista ucraina Sofiia Melnyk, basato sulla storia di Alice, una bambina di 4 anni rimasta bloccata nella Mariupol bombardata. Bianco su azzurro e sprazzi di tulipani gialli innaffiati da anziana che poi torna indietro nel tempo, quando l’orso russo divora l’Ucraina. Una città in fiamme, dominanti rosso e nero, riflessa negli occhi infuocati della bambina che guarda mentre le scorrono davanti i carri armati. Una sequenza di disegni infantili sono basati sul diario vero di Yegor, 9 anni, a Mariupol durante il primo mese dell’invasione russa. Utilizzate anche foto originali.

Dai teatri di regimi autoritari e di guerra si esce anche raffigurando un’altra vita possibile. Lo fa il belga Frédéric Hainaut con il rasserenante Des mondes lointains/Far Away Lands, in un netto bianco/nero senza compromessi per mettere in scena una natura ricca vissuta con una socialità paesana, laboriosa ma senza ansia, in pace e condivisione. Immagini flou, talvolta accennate, volutamente incomplete, con una colonna sonora in presa diretta a cui è affidato tutto il realismo della quotidianità collettiva.

Ben due sono i cortometraggi di Simone Massi in categorie diverse: In quanto a noi nella sezione internazionale e A guerra finita in quella nazionale. Il primo, fresco di Nastro d’Argento, è tratto dalla poesia Avevamo studiato per l’aldilà di Eugenio Montale, recitato in italiano da Wim Wenders. Un unico, impossibile piano-sequenza attraversa spazio e tempo nell’oscurità fino al bianco «osceno», dalla civiltà contadina alla Renault 4 rossa in cui fu ritrovato il corpo di Moro nel 1978, dalla naturale sonorità inquietante dei temporali estivi notturni e della civetta al traffico urbano e alla ossessiva ritmica dei Rev Rev Rev. In 5’ si attraversa il ‘900 captando fugaci suoni e visioni, presagi e tracce di incubo della realtà, perché siamo «già morti senza saperlo».

In A guerra finita, realizzato per Emergency, soldati sorridenti razziano mucche e oche a contadini inermi, spari e corvi trasmutano in bombe cadenti, esplosioni e urla, bimbi in fuga e donne saltano in aria, macerie, prigionieri, sirene, sofferenza, morte e disperazione senza soluzione di continuità. L’impatto distruttivo della Guerra è chiaro e la voce finale di Gino Strada esplicita: «Io credo che l’abolizione della guerra, come è stata l’abolizione della schiavitù, sia il più grande compito culturale che sta di fronte all’umanità oggi». In questo corto, Simone Massi prende spunto da scene dei grandi conflitti realmente avvenuti – dalla Seconda guerra mondiale ai campi profughi della Guerra dei 6 giorni, dall’attacco al ponte di Mostar alle auto incendiate nella guerra in Siria – per disegnare oltre 2.500 tavole e raccontare ciò che accomuna tutti i conflitti.

Entrambi sono già passati per la mostra del cinema di Venezia dove alla prossima edizione, in concorso nella sezione «Orizzonti», il regista marchigiano presenterà Invelle, suo primo lungometraggio animato. Su temi suoi familiari quali la memoria della vita rurale e la storia contemporanea, il film percorre tre epoche del ‘900 –la Prima Guerra Mondiale, l’occupazione nazista e gli anni ’70- attraverso gli occhi di tre bambini. Fra le voci del film, anche quelle «note» di Toni Servillo, Ascanio Celestini, Filippo Timi, Luigi Lo Cascio, Neri Marcoré, Giovanna Marini, Mimmo Cuticchio.

Nella sezione Pittura Animata spicca La Perra (Colombia, Francia, 2023) di Carla Melo Gampert, sostenuta da Arté. Dipinge a tinte forti un quadretto familiare umano-animale disfunzionale, con abbondante nudità sensuale e turbamenti infantili. Ad effetto china nera con sprazzi di colore minoritari a guida istintuale, i contrasti civiltà-bestiale, umano-animale sono categorie sfocate e confuse.

Gli ormoni svolazzano e si scontrano, eterei e saturi ad un tempo. Ma la notte, animata e piena al suono di musica latina e bevande in mano su un fondale nero pece, tutto prende vita e nitidezza. È la cagna a quattro zampe però a prendersi fedelmente cura del figlio trascurato, a supplire alle sue carenze affettive. Notevole è l’impatto visivo-emozionale, da capire e da sentire.

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