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Angélica Negrón, il coro della foresta

Angélica Negrón, il coro della foresta

Cristalli liquidi «Chorus of the Forest» è il titolo dell’installazione sonora della compositrice portoricana Angélica Negrón...

Pubblicato circa un anno faEdizione del 16 luglio 2023

Chorus of the Forest è il titolo dell’installazione sonora della compositrice portoricana Angélica Negrón. Si tratta di un lavoro site-specific per la foresta Thain Family del giardino botanico di New York dove è in residenza. Qui, nel novembre 2019, immersa nel paesaggio autunnale di ginko, faggi, aceri e querce, debutta la sua composizione, un’esperienza corale interattiva per un centinaio di voci. È composta da interventi corali, strumenti percussivi e robotici di legno, suoni della foresta registrati e live, sensori elettronici che registrano il suono delle piante, altoparlanti e app da scaricare col cellulare col canto degli uccelli. Questi ultimi s’integrano liberamente ai diversi cori a cappella musicati da Negrón e divisi in quattro movimenti.

Awaken insiste sull’inter-connessione di tutti i viventi, con un libretto di verbi utilizzati per descrivere il nostro rapporto empatico con le zone boschive. Sustain tratta delle trasformazioni della foresta nel corso del tempo e del ruolo centrale che ha nelle narrazioni umane. A guidarlo è una poesia in prosa del portoricano Ricardo Alberto Maldonado su una serie di fotografie del giardino di sua madre, scattate qualche giorno dopo il passaggio del devastante uragano Maria del 2017. Rise affronta la resilienza ecologica elaborata da alcune comunità marginali, a partire da En la Brecha di José de Diego. Seed, infine, riprende alcuni testi che raccontano i legami forti col mondo vegetale da un punto di vista matriarcale.
Difficile rendersi conto di questa esperienza di «inforestamento» (Baptiste Morizot) guardando gli estratti video su uno schermo. Alla trama sonora di Chorus of the Forest contribuiscono infatti altri suoni, come quelli del pubblico (in totale oltre tremila persone) che si muove liberamente attorno ai cantanti distribuiti a semi-cerchio o sui due lati del percorso. Il fruscio del fogliame calpestato, lo scroscio del fiume Bronx, gli echi lontani del traffico cittadino si diffondono nell’aria assieme alla musica, scolpendo o creando un’unica architettura assieme agli alberi. «La mia grande speranza è che quando le persone lasciano la foresta e il suono della composizione ‘si ferma’– quindi la composizione è ‘finita’ – si accorgano che in realtà prosegue, continuamente, attorno a loro», afferma Negrón, che si è spesso interessata alla musica del mondo non umano.

Mentre scorrono i crediti del video, annoto diversi nomi, dall’artista sonoro Nick Yulman che ha costruito gli strumenti a forma di albero in miniatura che fanno riverberare la foresta a quello di David George Haskell in qualità di audio source material ovvero fornitore delle registrazioni di suoni naturali. Attraverso un software di editing audio, Negrón si è servita dei suoi archivi sonori della biodiversità forestale. Ci vuole poco a capire che Haskell è il biologo autore de La foresta nascosta (2014), Il canto degli alberi (2018, con un titolo simile alla pièce di Negrón) e Suoni fragili e selvaggi (2023, tutti Einaudi). In quest’ultimo riporta la sua esperienza di Chorus of the Forest. A colpirlo è la differenza con le sale da concerto, «dove ci si impegna in tutti i modi per escludere i suoni che vengono ‘da fuori’», non diversamente da molti luoghi che frequentiamo, dai cui rumori dobbiamo isolarci per svolgere le nostre attività quotidiane. Come se il suono sia diventato, anzitutto, inquinamento acustico. Dimentichiamo così la funzione originaria dell’udito: «portare le storie che ci circondano nel campo della consapevolezza umana», come per i nostri antenati che lo esercitavano per comprendere il loro ambiente e la presenza di animali da cacciare. Abolendo una separazione tra dentro e fuori, Chorus of the Forest è invece un’amalgama di suoni musicati e percepiti, in parte incontrollabili da parte della compositrice, una «passeggiata sonica» e un invito ad abitare la natura.

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