Aneddoti presentati come storia
Divano La rubrica settimanale a cura di Alberto Olivetti
Divano La rubrica settimanale a cura di Alberto Olivetti
Non passa settimana che sulle pagine della stampa quotidiana, nei dibattiti televisivi e nella pubblicistica degli instant books non si evochino raffronti, si riscontrino somiglianze, si segnalino corsi e ricorsi (esercitazioni, sia detto di passata, per lo più mal fondate) tra l’attuale temperie politica e gli accadimenti storici – le figure, i movimenti, le ideologie, i conflitti e le guerre – del Novecento. In questa nostra Italia, ascoltiamo colei che riveste la carica di presidente del Consiglio dei ministri annunciare in parlamento che, nientemeno, il suo governo sta facendo «la Storia». Che cosa intende la signora Primo Ministro quando dice «fare la Storia»? E, per converso, che significato attribuisce ai provvedimenti perseguiti dalla sua pratica di governo per definirli «storici»? Domande legittime rivolte a chi, forse, potrebbe dare risposte più confuse che persuasive.
Ma tant’è. Consente forse di formulare opportune considerazioni sull’odierno stato in cui versa la recezione d’una cultura storica nel nostro paese e sul senso della storia riflettere sull’impiego del termine «storico» nella particolare accezione diffusasi in Italia, in crescendo e velocemente propagatasi, vuoi nella pubblicistica come nel parlare di tutti i giorni, negli anni recenti (si può dire almeno una ventina, ormai).
L’accezione e il senso che oggi, e in così larga misura, è nell’uso attribuito all’aggettivo «storico» si precisa e si intende quando, naturalmente, lo si ragioni in rapporto ai sostantivi che a «storico» vengono abbinati. Faccio qualche esempio. Con «storico» si può connotare un rapporto privato, sentimentale, interpersonale: «Angelo è andato al cinema con il suo storico amico Vanni»; oppure: «me lo ha detto Licia, la storica segretaria di Pietro»; o: «è simpatico Fernando, lo storico fidanzato di Nicoletta». Con «storico» si può designare la predilezione per un oggetto d’uso: «metti in tavola lo storico bicchiere di Emilio»; o: «oggi Federico ha portato a riparare la sua storica bicicletta». Si può richiamare la preferenza per un sito: «Lucia non è in casa, sta facendo la sua storica passeggiata lungo il fiume».
Insomma, è facile rilevare come sia invalsa l’assuefazione a far spontaneo ricorso al termine «storico» per conferire rilevanza e uno speciale e riconoscibile carattere a situazioni nel fatto banali, scontate, ovvie e comuni. Il futile, l’insulso, lo scialbo si connota, ai nostri giorni in Italia con l’aggettivo di «storico», un vocabolo che viene ad assumere nel linguaggio quotidiano più generici e allusivi significati quali «importante», «ragguardevole», «speciale», «ricco di senso», «memorabile».
L’aggettivo di «storico» si accompagna dunque bene per gli italiani di oggi ai casi che possono capitagli un giorno via l’altro. O a quanto emerge nella cronaca di ieri o nel commento di un giornalista alla notizia di stamani.
Il senso comune nell’Italia del 2024, e i commentatori, gli articolisti, eccetera, scambiano l’aneddotica per la storia. Come la signora attuale Primo Ministro che, a ben considerare, in virtù di ventiquattro mesi di aneddoti ossia di fatti staccati e provvisori (i singolari comportamenti, le tipicità di un ambiente, il carattere dei personaggi) dichiara «storica» l’opera del suo gabinetto.
Benedetto Croce in una pagina de La storia come pensiero e come azione (1939) scrive: «Aneddotica, non nel senso etimologico, che è di ‘notizia inedita’, ma nell’altro, che la parola è venuta prendendo e che del primo serba solo qualche lieve vestigio, di notizie su singoli particolari staccati, i quali perciò stanno per sé e non in riferimento a qualcosa di superiore».
Ricorrere alla aneddotica quale modalità odierna d’un presunto fare storia fornisce la giusta misura della consapevolezza storica posseduta dalla politica attuale. Un ricorso che a me pare ulteriormente giustificato quando si pone mente al significato antico della parola al quale ci richiama Croce: «notizia inedita». Presentate come «politica» (e come «storia») ai giorni nostri leggiamo e ascoltiamo notizie edite come retroscena, indiscrezioni, anticipazioni, rivelazioni eccetera. Riferimenti a qualcosa di inevitabilmente ‘inferiore’ rispetto alla storia.
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