Cultura

Andrea, tra le colline torride dell’Oltrepò Pavese

Andrea, tra le colline torride dell’Oltrepò Pavese

NARRATIVA «La siccità», l’ultimo romanzo di Guido Conti pubblicato da Bompiani

Pubblicato circa un anno faEdizione del 31 agosto 2023

I giorni sono i primi dell’estate, quelli della fine della scuola quando improvvisamente davanti a ogni studente, e in questo caso davanti ad Andrea, si apre l’infinito tempo estivo. Un tempo desiderato e preteso che diviene però quasi incolmabile. Come se cogliesse ogni studente, alla fine di ogni anno scolastico, sempre di sorpresa. Un’invasione di possibile nulla, un vuoto totale impossibile da riempire. E soprattutto da non riempire, perché è l’estraniante come sentimento a guidare le estati dell’infanzia e della prima adolescenza. Una stagione in cui tutto può accadere e accadrà, tanto più in un tempo confuso e incontrollabile come quello di oggi. Una contemporaneità attraversata da mutazioni così profonde da lasciare l’umanità in una perenne sensazione di pericolo e di errore. Un enorme senso di colpa rispetto al mondo naturale che sarà difficile da riparare a settembre.

E QUESTA SENSAZIONE attraversa anche il piccolo Andrea, abitante con la sua famiglia in un isolato paesino sulle colline dell’Oltrepò Pavese. Un’estraniazione che appare subito nella polvere di un’afa che prende corpo nelle pagine dell’ultimo romanzo di Guido Conti, La siccità (Bompiani, pp. 192, euro 17). Il romanzo ha un attacco quasi gotico, si percepisce che le cose non vanno come dovrebbero, una suggestione che ricorda la serie Stranger Things, capace di contenere una situazione rurale insieme a tutte le paure che oggi aggrediscono l’umanità. E se per certi versi La siccità può essere letto come un omaggio allo Stephen King di Stand By Me, d’altra parte nulla di quello che vi è raccontato afferisce al mondo del fantastico. Anzi, tutto è fortemente reale. A partire dalla tragedia, comunque sempre poco raccontata nelle sue specificità, del cambiamento climatico.

Un radicale cambiamento dell’ecosistema che poco c’entra con le scenografiche distruzioni che Hollywood ha introiettato ai suoi spettatori con innumerevoli film eco-catastrofici, ma che molto invece riguarda quei piccoli slittamenti climatici che possono mutare radicalmente, come in questo caso, l’efficacia del lavoro agricolo nelle piccole e numerose comunità. La siccità si maschera da storia nera per raccontare il dramma climatico che colpisce in particolare i paesi agricoli delle colline dell’Oltrepò. Tutto assume l’aspetto di un continuo e terrificante presagio che sembra ineluttabilmente portare verso un futuro nefasto. Le note di fondo sono quelle de La strada di Cormac McCharty, ma il contesto è quello attuale a noi contemporaneo. L’invasione dei cinghiali, lo smottamento dei terreni e l’impraticabilità dei campi.

GUIDO CONTI miscela abilmente letteratura e attualità e lo fa a tratti con i codici del noir e a tratti con quelli della favola. Lo sguardo ingenuo ma profondo di Andrea guida i lettori attraverso le vicende di una storia che non richiede salvezza. Un incubo che diviene giorno dopo giorno sempre più uno stilema del reale. Si intrecciano in questa dinamica le relazioni tra Andrea e suo padre, una tensione maschile data da prospettive che inevitabilmente andranno ad allontanarsi per necessità, mai anche per visione del mondo. Come se la crisi climatica non fosse altro che una delle perenni crisi che attraversano fortemente la nostra società, cappello di una serie di inadeguatezze sociali che determinano anche l’erosione di un ecosistema e la possibilità di una vera e propria umanità. La siccità è un romanzo in grado di dare forma al reale attraverso una favola nera, raccontando il dramma di una piccola comunità, ma anche di un mondo intero, restituendo alla letteratura il compito primario di offrire una lingua dentro con cui imparare a vedere anche le paure peggiori.

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