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Andrea Soldi, morto durante un Tso. Condannati i tre vigili e lo psichiatra

Andrea Soldi, morto durante un Tso.  Condannati i tre vigili e lo psichiatra

Trattamento sanitario obbligatorio Un anno e otto mesi di carcere, nella sentenza di primo grado, per il medico e i tre agenti di polizia municipale chiamati ad eseguire il ricovero coatto dell'uomo malato di schizofrenia

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 31 maggio 2018

Un «Trattamento sanitario obbligatorio» necessario ma condotto in modo inappropriato dal personale sanitario intervenuto sul posto causò, il 5 agosto 2015, la morte del quarantacinquenne torinese malato di schizofrenia Andrea Soldi. È quanto hanno riconosciuto i giudici di Torino che ieri hanno condannato in primo grado per omicidio colposo il medico psichiatra e i tre vigili urbani che, intervenuti in piazza Umbria, uno dei luoghi che «il gigante buono» – così veniva chiamato – era solito frequentare, costrinsero con la forza e con manovre errate l’uomo a salire sull’ambulanza del 118.

I quattro imputati dovranno scontare una pena di un anno e otto mesi perché nell’eseguire il Tso concordato il giorno prima dalla famiglia Soldi con lo psichiatra, riuscirono ad immobilizzare quell’omone di oltre cento chili che dava in escandescenze ammanettandolo e stringendolo con forza al collo fino a fargli perdere i sensi. Nel trasportarlo poi lo tennero sdraiato sulla barella a pancia in giù, senza tentare di rianimarlo né preoccupandosi se fosse posto in condizioni di respirare. A stabilire il nesso di causa ed effetto tra la costrizione subita e la morte, è stata l’autopsia disposta dalla procura di Torino e riconosciuta valida nelle sentenza di ieri.

«Una condanna non fa mai piacere a nessuno – ha affermato ieri Giovanni Maria Soldi, cugino della vittima e avvocato di famiglia – Sicuramente questo è il riconoscimento di un percorso che è iniziato nell’agosto 2015 e che ha sempre avuto come unico obiettivo la giustizia per Andrea e con questa la restituzione della dignità che gli è stata tolta».

Annunciano invece il ricorso in appello i legali dei tre agenti di polizia municipale condannati: «Leggeremo le motivazioni e faremo appello – ha detto l’avvocato Stefano Castrale – nella certezza che i giudici di appello emetteranno una valutazione diversa che porterà a dimostrare l’innocenza dei tre vigili urbani».

Rimane comunque aperta la questione della inadeguata preparazione professionale del personale sanitario chiamato ad eseguire i Tso. Il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, Mauro Palma, ha recentemente annunciato l’avvio di un monitoraggio delle strutture sanitarie territoriali nelle quali vengono eseguiti i trattamenti obbligatori soprattutto di pazienti psichiatrici.

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