«A che punto siamo? Siamo ancora fermi al 1975, alla sentenza del giudice D’Ambrosio». Silvia Pinelli, figlia di Pino, il ferroviere anarchico precipitato dal quarto piano della questura di Milano nella notte tra il 15 e il 16 dicembre 1969, sa che il tempo si è sostanzialmente fermato. La verità sulla morte di suo padre, almeno per i tribunali, è vaga come le stelle dell’Orsa: per la giustizia si è trattato di «malore attivo» durante un interrogatorio che andava avanti da 48 ore. Anche la versione ufficiale sulla bomba che il 12 dicembre uccise 17 persone nella sede di piazza...