Ancora in carcere Federico Annibale, arrestato a Francoforte
BLOCKUPY «Colpevole» solo di avere partecipato con migliaia di coetanei alla protesta contro la Bce del 18 marzo. Anche Noam Chomsky chiede la liberazione dello studente della School of Oriental and African Studies di Londra
BLOCKUPY «Colpevole» solo di avere partecipato con migliaia di coetanei alla protesta contro la Bce del 18 marzo. Anche Noam Chomsky chiede la liberazione dello studente della School of Oriental and African Studies di Londra
C’è una cosa che da sempre lo Stato tedesco non ama sia messa in discussione: lo Strassenordnung ovvero «l’ordine nelle strade». E non ha mai mancato di vendicarsi, accanendosi verso chi avesse osato turbarlo. Anche a costo di cercare un capro espiatorio.
Pare che ciò stia accadendo a un cittadino italiano, detenuto ormai da una settimana a Francoforte nel carcere di Preungesheim. Si chiama Federico Annibale ed è studente di Master in studi dello sviluppo presso la prestigiosa School of Oriental and African Studies (SOAS) dell’Università di Londra.
La sua colpa? Aver partecipato, insieme ad alcune migliaia di coetanei, alla mobilitazione di Blockupy contro l’inaugurazione della nuova sede della Banca Centrale Europea lo scorso 18 marzo.
Annibale è stato brutalmente tratto in arresto – come denunciano gli amici che si trovavano con lui – da un’unità speciale della polizia tedesca mentre, a ore di distanza dagli scontri del primo mattino, si trovava seduto su una pachina lungo lo Zeil, la strada commerciale nel centro di Francoforte, a mangiare un panino. È stato trascinato via in manette e a tutt’oggi neppure i suoi legali hanno potuto sapere quali siano gli specifici addebiti che gli vengono contestati.
Sta di fatto che tutte le persone fermate durante le iniziative di Blockupy sono state rilasciate dopo poche ore, chi per evidente mancanza di prove a carico, chi su cauzione, mentre lo studente romano resta l’unico dei manifestanti ancora nelle mani dello Stato tedesco.
L’impressione è che, dopo l’allarme preventivo lanciato dalla Polizia dell’Assia e la successiva campagna mediatica, Annibale stia pagando la nazionalità italiana scritta sul suo passaporto, e quindi il tentativo di attribuire ai «pericolosi Kaoten arrivati dal Sud» la responsabilità degli attacchi alle forze dell’ordine.
Per la liberazione di Federico, capro espiatorio designato per il successo della protesta anti-austerity, si stanno intanto mobilitando in molti. I suoi compagni denunciano il fatto che «a Francoforte questa settimana si sia vista una sospensione delle libertà civili, con la detenzione usata come misura punitiva, invece che come misura investigativa», aggiungendo che «questa violazione dei diritti umani è un’ulteriore testimonianza della complicità degli apparati di sicurezza dello Stato con il sistema economico neoliberista».
«Solidale con lui» si è espresso Noam Chomsky, che ha chiesto a tutti «una forte e coordinata protesta». Appello raccolto subito dal coordinamento tedesco della coalizione Blockupy, dalla redazione del magazine on line «Daily Storm» con cui Annibale collabora e dalla SOAS Students’ Union, il sindacato studentesco dell’università londinese che denuncia «un arresto politicamente motivato e utilizzato come strumento di intimidazione», notando come ad ora «non sia stata neppure fissata la data di un’udienza».
Il caso di Federico Annibale approda infine anche nelle aule parlamentari.
Il deputato di SEL Erasmo Palazzotto ha presentato un’interrogazione urgente al ministro degli Esteri Gentiloni, chiedendo alla diplomazia italiana di «attivarsi per la sua immediata scarcerazione».
Intanto, al Parlamento Europeo, è Eleonora Forenza (Altra Europa con Tsipras – Gue/Ngl) a sollevare di fronte alla Commissione Ue una questione cruciale: se, di fronte alla giornata di lotta di Blockupy, gli apparati di sicurezza della cancelliera Merkel abbiano o meno «rispettato i principi sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione».
Giusto per sapere se, a chi chiede un’Europa dei diritti sociali, si contrapponga invece la costruzione di un’Europa delle polizie.
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