Gli azionisti della Pfizer non dimenticheranno facilmente il 2021. Nell’appuntamento trimestrale con gli investitori in cui ha presentato il bilancio dell’anno passato, l’amministratore delegato Albert Bourla ha snocciolato cifre impressionanti persino per una multinazionale farmaceutica. In un anno, il fatturato della Pfizer è praticamente raddoppiato, passando da 42 miliardi di dollari del 2020 agli 81 del 2021. Solo nel quarto trimestre, l’azienda ha registrato ricavi per quasi 24 miliardi di dollari e un utile di 3,39 miliardi. Grazie a questi numeri record, la Pfizer è destinata a diventare la più grande casa farmaceutica al mondo per fatturato (era l’ottava un anno fa), superata solo dalla Johnson & Johnson le cui attività però spaziano anche oltre il settore biomedicale. Le proiezioni per il 2022 sono ancora più rosee: le previsioni parlano di cento miliardi di ricavi.

QUESTA MONTAGNA di denaro si è accumulata grazie alla pandemia, che per Pfizer ha aperto un mercato senza precedenti. Circa 36 miliardi di dollari del fatturato 2021 provengono infatti da due soli prodotti legati al Covid-19: il vaccino Comirnaty e il farmaco anti-virale Paxlovid. Senza questi ricavi, l’azienda sarebbe cresciuta di un modesto 6%. L’espansione dell’azienda è stata aiutata anche dall’azione dei governi, che con acquisti anticipati per molti miliardi di euro negli Usa e nell’Unione Europea hanno rimosso ogni rischio d’impresa. In queste aree, il vaccino Pfizer rappresenta il 70% del mercato.

SONO NUMERI che basterebbero per una finanziaria, ma in futuro potrebbero addirittura crescere. Nel 2022, l’azienda prevede di incassare ancora di più grazie alla pandemia: 32 miliardi di euro dal vaccino e 22 miliardi dalla pillola. Secondo Bourla, la corsa al vaccino continuerà anche negli anni a venire. «I nostri ricercatori continuano a monitorare il virus Sars-Cov-2 e ritengono improbabile che esso venga eradicato del tutto nel prossimo futuro», ha detto il manager. Tra le ragioni, ha indicato «la distribuzione globale del virus», «la sua abilità di mutare ripetutamente» e la durata limitata dell’immunità. Bourla non ha fatto alcun riferimento alle disuguaglianze vaccinali, che hanno lasciato scoperte dal vaccino intere aree del pianeta da cui si sono regolarmente sviluppate nuove varianti. Si è limitato a riferire che un miliardo di dosi di vaccino sono state consegnate al governo Usa a prezzo di costo affinché siano distribuite nei paesi poveri. Il manager ha però dispensato ottimismo: «Ora disponiamo degli strumenti, come vaccini e trattamenti, che ci consentiranno non solo di gestire meglio la pandemia, ma anche di affrontare la fase endemica. Questi strumenti ci permetteranno di tornare alla normalità».

IL FUTURO DELL’AZIENDA è legato ai richiami di chi è già vaccinato. Proprio ieri l’Agenzia Europea del Farmaco ha iniziato a valutare il booster negli adolescenti, mentre la statunitense Food and Drug Administration ha sollecitato l’azienda a fornire i dati sul vaccino anche nei bambini al di sotto dei 5 anni. L’azienda, inoltre, ha iniziato la sperimentazione di una nuova dose di Comirnaty specifica per la variante omicron in volontari adulti.

L’altro tesoretto arriverà dal farmaco antivirale Paxlovid, che secondo i primi dati ha un’efficacia dell’89% nel prevenire le ospedalizzazioni nei pazienti ad alto rischio, del 70% nei pazienti a rischio standard e ha già ricevuto ordinativi in tutto il mondo. La previsione è di 120 milioni di trattamenti prodotti nel 2022, di cui 90 nella seconda metà dell’anno.

L’azienda ha anche stretto accordi con il Medicine Patent Pool, un fondo che gestisce le licenze brevettuali cedute dalle aziende dei paesi ricchi ai paesi più poveri. Questo permetterà di avviare anche una produzione di generici a basso costo del Paxlovid, che nei paesi più ricchi costa circa 600 dollari a trattamento. Nella seconda metà del 2022, inoltre, l’azienda sperimenterà un nuovo farmaco orale contro il Covid.

NONOSTANTE LE CASSE piene, l’azienda non intende però rinunciare ai profitti e collaborare con le agenzie di salute globale. Come la rivale Moderna, Pfizer ha rifiutato ogni aiuto al programma dell’Oms per portare in Africa la capacità locale di produrre vaccini. Né intende rinunciare al monopolio garantito dai brevetti, come chiedono i paesi a basso reddito all’Organizzazione mondiale del commercio. D’altronde il mercato non concede distrazioni umanitarie. Anzi, le comunicazioni della Pfizer hanno deluso gli investitori che si attendevano cifre addirittura migliori. Alla chiusura dell’incontro il titolo in borsa perdeva il 4% rispetto al giorno precedente.