Attilio Catapan, consulente di varie aziende come esperto di packaging, conferma che attualmente non c’è una direzione prevalente per quanto riguarda l’utilizzo di materiali o tecnologie. «È il consumatore ad avere in mano il mercato: se pensa che comprare carta sia meglio che comprare plastica, le aziende produrranno imballaggi di carta. Magari la plastica può essere riciclata meglio, ma oggi le imprese tendono a soddisfare l’occhio del cliente. Si limitano a cavalcare i trend, piuttosto che muovere il mercato verso la vera sostenibilità».

Quali sono le tendenze? «Il compostabile, che viene associato alla disgregazione ambientale, piuttosto che il mono-materiale, per la facilità di riconoscerlo». Ma le mode sono passeggere, e comunque non sufficienti a realizzare vere e proprie economie di scala per favorire determinate soluzioni «perché il packaging è materia di concorrenza: in questa fase storica ognuno sviluppa la propria risposta cercando di acquisire un vantaggio competitivo, piuttosto che unirsi alla concorrenza nella ricerca di soluzioni condivise che facciano risparmiare. Le aziende sviluppano prodotti in esclusiva con un loro fornitore, che magari è lo stesso dell’azienda concorrente, ma che realizza un determinato tipo di imballaggio per ognuno». Nemmeno la politica è in grado di indirizzare la filiera a monte del consumatore: «Manca una direzione e comunque i governi sono fortemente condizionati: se in questo momento la lobby del compostabile è la più influente, la politica si adegua, a prescindere dal fatto che ci siano soluzioni altrettanto valide o migliori».

Lucrezia Calzavara, product manager del settore agroalimentare, ha dato vita a un gruppo su Linkedin che raggruppa oltre duecento aziende impegnate nella sostenibilità ambientale degli imballaggi. «Ci sono aziende che fanno green washing e altre che fanno eco progettazione, il primo approccio esclude il secondo. Detto questo non è semplice arrivare a produrre imballaggi migliori dal punto di vista dell’impatto ambientale, mantenendo al contempo buone prestazioni del packaging. In azienda noi testiamo moltissimi nuovi materiali, ma poi sono davvero pochi quelli che si rivelano migliori come performance rispetto a quelli tradizionali. E i macchinari che producono imballaggi, per esempio flowpack, non possono essere riconvertiti dall’oggi al domani, è un’operazione che ha un costo elevato e che quindi un’impresa deve ponderare bene». Secondo Calzavara, tra i contributi più importanti che le aziende possono dare oggi alla filiera del riciclo «c’è proprio l’etichettatura ambientale, perché permette di indirizzare correttamente i materiali, a prescindere da quelli che sono».