Anche l’inceneritore contro l’aeroporto di Renzi e Carrai
Grandi opere dannose Dopo lo stop del Tar all'impianto di Case Passerini, il sindaco di Campi Bisenzio che ha vinto il ricorso tira le somme: "Ricordo ancora l'ilarità con cui qualcuno ci appellava sui 'boschetti', ora alla base della sentenza”. Ma proprio il bosco di 30 ettari ancora non realizzato, e voluto da tutti gli enti locali, ora bloccherebbe il progetto dell'aeroporto intercontinentale di Peretola.
Grandi opere dannose Dopo lo stop del Tar all'impianto di Case Passerini, il sindaco di Campi Bisenzio che ha vinto il ricorso tira le somme: "Ricordo ancora l'ilarità con cui qualcuno ci appellava sui 'boschetti', ora alla base della sentenza”. Ma proprio il bosco di 30 ettari ancora non realizzato, e voluto da tutti gli enti locali, ora bloccherebbe il progetto dell'aeroporto intercontinentale di Peretola.
Si scrive inceneritore, si legge aeroporto. Quello intercontinentale di Peretola tanto caro alla ditta Renzi&Carrai. Bloccato una volta di più, ironia della politica, da un comune ad alta densità renziana come quello di Campi Bisenzio. L’unico appellante al Tar, scrivono i giudici che hanno annullato (pro tempore) il via libera ai lavori dell’inceneritore di Sesto Fiorentino, meritevole di risarcimento legale. In totale 10mila euro, che devono essere pagate dall’impresa costruttrice QThermo e dalla Città metropolitana, l’ex Provincia.
Il risarcimento è dovuto per aver presentato un ricorso fondato nel diritto e nel merito. Quello di un bosco da 8.000 alberi che doveva essere realizzato intorno all’impianto. In teoria per lenire le emissioni. Ma il bosco non è mai nato, perché quei 30 ettari di alberatura previsti da un protocollo di intesa, firmato nel 2005 da tutti gli enti locali della Piana con Firenze in testa, ora diventerebbero un ostacolo insormontabile al progetto di pista aeroportuale lunga 2.400-2.700 metri parallela alla Firenze-Mare. Tombola.
All’indomani della sentenza del Tar, si fanno sentire gli stati maggiori della santa alleanza pro-inceneritore: Giorgio Moretti della QThermo (con il colosso Hera dentro), Livio Giannotti della municipalizzata dei rifiuti Quadrifoglio, Alfredo De Girolamo di Confservizi Cispel. Annunciando il loro ricorso al Consiglio di Stato, i tre dicono che la sentenza del Tar rigetta le osservazioni dei tanti comitati in difesa della Piana e di tutte le associazioni ambientaliste: “Una sentenza – azzarda Giannotti – che sancisce la compatibilità dal punto di vista tecnologico e sanitario, e fa piazza pulita di tutti gli ‘untori’. Invece il paese si blocca per dei cavilli burocratici”.
Quelli che l’ad di Quadrifoglio definisce “cavilli burocratici” niente altro sono che il bosco. Che deve essere realizzato – come da protocollo firmato anche dall’allora presidente provinciale Matteo Renzi – proprio in testa alla progettata pista parallela. Quindi incompatibile.
Di fronte alla magistratura che esamina la correttezza delle procedure amministrative e alla fine si chiede: “Dove è finito il bosco che avete deciso tutti insieme di fare?”, il sindaco campigiano Emiliano Fossi tira le somme: “E’ una vittoria amara, perché doveva arrivarci con la politica e non con la giustizia. Il Tar ha messo l’accento sulle opere che avevamo individuato come centrali. Ma ricordo ancora l’ilarità con cui qualcuno ci appellava sui ‘boschetti’, ora alla base della sentenza”. Ora QThermo, Quadrifiglio e Cispel chiamano la Regione a far ripartire l’iter dell’autorizzazione (“Nel frattempo la Regione Toscana potrebbe anche individuare aree e disporre per la piantumazione…”). Ma a Sesto Fiorentino, sindaco Falchi in testa, chiedono di ridiscutere tutto. E lo “Sblocca Italia”, che in teoria potrebbe far decidere il solo governo centrale, almeno fino al referendum costituzionale resterà in stand by.
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