ExtraTerrestre

Anche la natura ha i suoi diritti inalienabili

Nell’ambito della giornata internazionale della Terra sono stati molti gli eventi organizzati per sottolineare l’urgenza di un cambio di paradigma nel modo in cui produciamo il cibo e ci relazioniamo […]

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 29 aprile 2021

Nell’ambito della giornata internazionale della Terra sono stati molti gli eventi organizzati per sottolineare l’urgenza di un cambio di paradigma nel modo in cui produciamo il cibo e ci relazioniamo all’ambiente.

Navdanya International ha organizzato un webinar che ha voluto mettere in evidenza il legame fra diritti umani e diritti della natura. Continuare a considerare la terra come un bacino inesauribile di risorse, da cui estrarre ricchezza a piacimento senza curarsi degli impatti, lede infatti anche il diritto delle presenti e future generazioni a un ambiente sano e salubre. Anche la natura detiene i suoi diritti: «La negazione dei diritti della natura – ha sottolineato la presidente di Navdanya, Vandana Shiva – porta alla sua distruzione e alla minaccia delle condizioni stesse della sopravvivenza umana. Gli stessi costrutti che portano alla violenza contro la natura e alla sua distruzione diventano la base della violenza contro gli altri esseri umani. La non sostenibilità e l’ingiustizia fanno parte dello stesso processo».

E’ necessario allora ricalibrare i nostri sistemi di produzione e consumo attraverso una diversità di azioni ecologiche, promuovere un sistema alimentare e agricolo che sostenga la vita sulla terra, sostituire i monopoli aziendali con i beni comuni e la competizione con la cooperazione, muoversi verso un modello circolare in cui l’economia sia tenuta in considerazione quanto la cura di ambiente e persone.

Presenti al webinar Nnimmo Bassey, direttore del think-tank nigeriano, Health of Mother Earth Foundation, Fernando Cabaleiro, avvocato dell’Università di Buenos Aires e fondatore di Naturaleza de Derechos, Jojo Mehta, direttore esecutivo di Stop Ecocide International, Marie Toussaint, membro del Parlamento europeo. Tutti i relatori hanno espresso la loro preoccupazione: dai disastri ambientali causati dalle multinazionali sul Delta del Niger alle deforestazioni amazzoniche e alla dittatura della soia in America Latina, le multinazionali e gli Stati riescono a sottrarsi alle proprie responsabilità nonostante gli evidenti danni inferti a natura e popolazioni. Continuare a considerare i diritti umani come separati dai diritti della natura è un incoraggiamento al perpetrarsi delle pratiche di ecocidio.

Ed è proprio sul riconoscimento legale dei diritti della natura che il webinar si è concentrato partendo dall’esempio del cosiddetto «caso del secolo», un ricorso che ha portato a dichiarare lo Stato francese responsabile della sua inazione climatica. Ma sono molti gli esempi che hanno condotto i singoli Stati a riconoscere i diritti della natura, superando l’approccio classico della giurisprudenza che si concentra sui diritti delle persone e sulla difesa della proprietà privata. C’è allora spazio per aprire un nuovo filone legale che prenda in seria considerazione i crimini contro la natura a livello penale. La campagna Stop Ecocide mira a far incorporare il reato di ecocidio fra quelli già riconosciuti dalla Corte penale internazionale dell’Aia. Inquadrare l’ecocidio a livello normativo internazionale, come è avvenuto per il genocidio ed altri crimini contro l’umanità, potrebbe rappresentare un deterrente importantissimo nei confronti di quelle entità che continuano a svolgere i propri affari e a macinare profitti esternalizzando i costi di produzione sull’ambiente e sulla società.

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