Anche il Qatargate divide Nordio dai magistrati
«Il rispetto che l’autorità politica sta mostrando nei confronti della magistratura in Belgio è una lezione di stile, fossimo stati in Italia avremmo già avuto le accuse della politica di invasione di campo». La pensa così il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia, e con questo riferimento polemico all’inchiesta sulla corruzione all’Europarlamento chiude la sua relazione al comitato direttivo centrale dell’Anm. Nella quale critica con forza i primi annunci del ministro della giustizia Nordio, responsabile di aver «attaccato a freddo» le intercettazioni come strumento di indagine. Ridimensionarne l’impiego, spiega Santalucia, non è necessario e poi «le priorità sono altre, per esempio le condizioni delle carceri o l’impegno anche giudiziario contro le morti sul lavoro».
Ed è proprio lo scandalo esploso in Belgio «a smentire l’ordine delle priorità del ministro. Quell’indagine infatti si è giovata fortemente delle intercettazioni. La cronaca spiega da sola come i controlli di legalità vadano rafforzati, non indeboliti», aggiunge Santalucia. Che però, a nostra domanda, risponde di considerare l’indagine di Bruxelles una «lezione di stile» anche dal punto di vista del comportamento della procura, cioè della grande riservatezza per la quale il contenuto delle intercettazioni, rilevanti o meno che fosse, non è uscito sui giornali. «Ma sono convinto – aggiunge – che anche da noi non ci siano casi recenti di indebite divulgazioni di intercettazioni. C’è stata la riforma Orlando e c’è stato anche un rilevante sforzo organizzativo del ministero. Spero di non essere smentito dai fatti e lo dico con cautela, ma credo che il problema delle intercettazioni irrilevanti finite sulla stampa sia stato un gran parte risolto».
Nordio però è di parere opposto. Nella stessa giornata, parlando a Venezia, porta anche lui il cosiddetto Qatargate come argomento a suo favore. «Bruxelles sta dimostrando che le intercettazioni devono essere solo uno strumento per la ricerca della prova e non la prova in sé. Grazie alle intercettazioni e ai pedinamenti si è trovata la prova del reato che, fermo restando la presunzione di innocenza, è stata la somma di danaro in possesso di questi signori». Spostando il problema dalla diffusione a l’impiego in sé dello strumento di indagine, il ministro aggiunge che «un processo penale basato solo su intercettazioni è destinato a fallire. In Italia se ne fa un uso improprio. Per quanto riguarda i reati di terrorismo e mafia sulle intercettazioni non si tocca nulla, per gli altri va fatta una spending review.
Viceversa, sul tema dell’efficienza degli uffici giudiziari, l’Anm è pronta «a fare proposte così come ci ha chiesto il ministro», dice Santalucia. Ma poi allarga le critiche agli ulteriori annunci di Nordio a proposito di riforme costituzionali: separazione delle carriere tra pm e giudici e discrezionalità dell’azione penale. «L’esito sarà il controllo politico sulla magistratura – prevede -, Nordio dovrebbe spiegarci quale assetto della magistratura ha in mente dopo riforme del genere che non hanno nulla di liberale».
Ieri intanto la separazione tra Magistratura democratica e Area (la corrente di sinistra delle toghe e la macro corrente che per anni ha fatto da contenitore) è diventata ufficiale anche nel parlamentino dei magistrati. Due settimane fa Area ha introdotto l’incompatibilità tra l’associazione e l’appartenenza ad altre liste, di conseguenza ieri Silvia Albano (che è stata la più votata tra le toghe), Mico Santoro e Stefano Celli hanno comunicato la costituzione del gruppo autonomo di Md, che torna così dopo oltre dieci anni.
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