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Anche i poliziotti manifestano

Anche i poliziotti manifestano

Francia Situazione quasi inedita, gli agenti organizzano manifestazioni spontanee. Il Ps vede "la mano del Fronte nazionale". Il malessere di una categoria che era stata applaudita dopo gli attentati. Le violenze che subiscono (e che infliggono)

Pubblicato circa 8 anni faEdizione del 20 ottobre 2016

Bisogna risalire a molti anni fa, nell’ottobre dell’81, per delle manifestazioni massicce di poliziotti. Allora, era contro l’abolizione della pena di morte, voluta da Robert Badinter, ministro di Mitterrand. In questo ottobre 2016, si stanno moltiplicando le proteste spontanee di agenti di polizia: ieri di nuovo a Marsiglia, nella serata del 17 a Parigi sui Champs Elysées, a Evry due giorni fa, dove hanno contestato e chiesto le dimissioni del direttore generale della polizia nazionale, Jean-Marc Falcone. Altre manifestazioni spontanee hanno avuto luogo in provincia, portando in piazza una categoria che non ha il diritto di sciopero in divisa (e che la gerarchia minaccia di sanzioni). Il 26 ottobre è prevista una marcia silenziosa di poliziotti, in varie città francesi. I sindacati, due dei quali sono stati ricevuti ieri dai ministri degli Interni, Bernard Cazeneuve e Jean-Jacques Urvoas, sono travolti dalla rabbia della base, che denuncia “una gerarchia carrierista, delle élites sindacali sfibrate nei conflitti interni, e una giustizia completamente disinteressata al nostra destino”.

I poliziotti si sentono incompresi e disprezzati. C’è la fatica, dovuta al lavoro extra causato dagli attentati. C’è la violenza. Due poliziotti sono stati uccisi a casa loro da un terrorista il 13 giugno scorso, a Magnanville. L’8 ottobre, un violento attacco contro un’auto della polizia, a Viry-Chatillon (banlieue parigina), andata a fuoco per delle molotov, ha ferito dei poliziotti, uno dei quali è ancora tra la vita e la morte. Al Val-Fourré, a Mantes-la-Jolie, c’è stato un altro attacco nella notte del 15 ottobre. In certi quartieri di banlieue, i poliziotti si sentono come “una truppa di occupazione”, ricevuta a colpi di pietre, o peggio. Il primo ministro, Manuel Valls, ha promesso di rafforzare le auto di pattuglia e delle divise ignifughe, ma non è bastato.

Tra sei mesi in Francia ci sono le elezioni presidenziali. Ieri, il Ps ha denunciato “la mano” del Fronte nazionale dietro l’esplosione di rabbia dei poliziotti. Un’inchiesta rivela che il 50% dei poliziotti (e dei militari) sarebbe pronta a votare per il partito di estrema destra. Persino un sindacato come Alliance, molto a destra, sembra ora travolto dai poliziotti di base. Il governo sottolinea che con Sarkozy 7mila posti sono stati tagliati nella polizia, mentre i socialisti hanno ripreso le assunzioni. La diminuzione del numero di agenti, unita alla concentrazione dovuta al terrorismo, ha lasciato via libera alla delinquenza comune, con la quale hanno a che fare i poliziotti di base. Ieri, Cazeneuve ha promesso misure imminenti agli agenti, dopo una serie di incontri con i Prefetti per “ascoltare” le richieste: nuovo materiale più protettivo, ma anche eliminazione di alcune cariche di lavoro giudicate “incongrue” (come l’accompagnamento dei detenuti in tribunale, che assorbe molto personale).

La violenza non è a senso unico. Riguarda anche il comportamento dei poliziotti. Ci sono varie istruzioni in corso per la repressione dei manifestanti ai cortei contro la loi Travail. Un giovane ha perso un occhio, molti sono rimasti feriti. I poliziotti, che nella manifestazioni spontanee denunciano il “lassismo” della magistratura, che secondo loro rilascerebbe sistematicamente gli arrestati, chiedono invece indulgenza per loro stessi, nelle rare volte che venga istruito un processo per uso eccessivo della forza nella repressione di manifestazioni sociali. Nel clima elettorale ormai infuocato, sembrano ormai lontani gli applausi ai poliziotti, spontanei dopo gli attentati.

 

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