Anatomia di una stagione che ha desiderato l’impossibile
SCAFFALE Una mappatura delle stampe rivoluzionarie in Italia tra il 1966 e il 1977. Il volume mostra il percorso politico e tipografico che ha segnato l’editoria degli anni Settanta
SCAFFALE Una mappatura delle stampe rivoluzionarie in Italia tra il 1966 e il 1977. Il volume mostra il percorso politico e tipografico che ha segnato l’editoria degli anni Settanta
Con un intreccio di voci divergenti, poesia visiva, manifesti programmatici e slogan eccentrici, Yes yes yes. Revolutionary Press in Italy 1966-1977 from Mondo Beat to Zut è una raccolta esplosiva di materiale che ancora pulsa e freme. La pubblicazione, edita da Viaindustriae e A+M Bookstore in collaborazione con Colli Independent (pp. 544, euro 45), raccoglie in 14 capitoli estratti da giornali, riviste, fogli, ciclostilati e supplementi riconducibili ai diversi movimenti di contestazione, lotta politica e controinformazione, rintracciati negli undici anni presi in esame: Beat, Agit-azione, Lotta continua, Movimento studentesco, International countermedia, Liberazione sessuale, Immaginario proletario, Contro-progetto, Utopia, Lotta poetica, Movimento ’77, Post situazionismo, Autonomia operaia.
LA NARRAZIONE in fogli ha inizio nel 1966, l’anno in cui si accendono gli entusiasmi per il movimento situazionista a Milano e per i Provo olandesi a Roma. Sono i primi sintomi di una stagione di contestazione che ha inizio con la brusca interruzione del miracolo economico e la conseguente celebrazione dei funerali del sogno borghese degli anni ’50. Sono gli anni in cui si assiste allo sgretolamento di un mondo, di un modo di vivere e lavorare, un modo di intendere le relazioni sociali e familiari, un modo di abitare e consumare. E la partecipazione politica in questo senso è il tessuto coesivo di una società in trasformazione.
A SEGNARE IL PERIODO tra il ’66 e il ’77, attraversato da spinte opposte e aspre contraddizioni, è infatti più di ogni altra cosa il manifestarsi di un forte protagonismo collettivo. Un protagonismo sociale inedito che vede l’affermazione di donne, omosessuali, operai e proletari come nuovi soggetti politici che nel corso degli anni ’70 arriveranno all’apice della loro forza rappresentativa.
Sono i figli di una generazione che aveva iniziato la guerra col fucile e l’aveva finita con la bomba atomica, figli stufi di ascoltare i racconti di una guerra che non hanno combattuto, pacifisti, ribelli, ideologici e rivoluzionari. Rivendicano una sessualità liberata e una scuola che non li renda servi domani, vogliono riappropriarsi dell’ambiente e ripensare lo spazio urbano fuori dalle strutture economiche e politiche dominanti.
La partecipazione politica e sociale inizia a registrare, dalla metà degli anni ’70, insofferenze alle ideologie, con derive ironiche e dissacranti, livorose e violente. L’esito è la progressiva erosione degli elementi connettivi della società e il logorio dell’ottimismo che aveva caratterizzato la generazione precedente.
È qui, con esattezza nel ’77, che si interrompe la narrazione di Yes yes yes, con una crisi politico-esistenziale, una crisi dei linguaggi che sfocerà nella violenza armata, nell’inasprimento dello stato di polizia, e alla disgregazione sociale che caratterizzerà gli anni ’80.
La selezione di più di 600 stampati costruisce un percorso attraverso la febbrile attività tipografica che ha segnato una vera e propria rivoluzione nell’editoria.
IN QUESTI FOGLI c’è l’Italia intera, multiforme e caotica, schierata in fazioni politiche nette, con una forte tensione all’utopia e alla distruzione delle gerarchie come istanza prioritaria.
Si alternano foto che documentano lotte vicine e guerre lontane, fumetti detournati, collage psichedelici e disegni irriverenti. Sono documenti con una rilevanza storica sociale e antropologica che invitano a uno scavo storico e linguistico, permettono di ricostruire l’anatomia di una rivoluzione mancata, svelandone tutta la complessità.
A occhi contemporanei l’aspetto che colpisce di più di questi prodotti editoriali è l’incredibile varietà delle tematiche a cui vengono dedicate intere pubblicazioni. Stupisce anche la spontaneità con cui riferimenti culturali alti e bassi si mescolano, e con cui il linguaggio visivo e quello narrativo diventano plastici e si lasciano modellare da sperimentazioni grafiche audaci. Le parole e le immagini sono lo strumento con cui avere una sempre maggiore aderenza alla realtà.
DAL PUNTO DI VISTA GRAFICO ritroviamo in Yes yes yes la stessa porosità e leggerezza della carta dei fogli originali, la stessa nettezza dei toni nella scelta del bianco, nero e rosso, la stessa creatività radicale nella progettualità.
La forma libro rende merito alla varietà dei fogli selezionati, dà loro uno spazio in cui salvarli dalla transitorietà originaria, e rende dinamico e facile da leggere del materiale d’archivio.
Sono fogli di un paese mancato, utopici e ingenui, spudorati e violenti, sono fuochi sotto le ceneri, ma non c’è nostalgia, solo bella carta.
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