Cultura

Anatomia di una stagione che ha desiderato l’impossibile

Anatomia di una stagione che ha desiderato l’impossibileVolantino di Radio Alice, 1977

SCAFFALE Una mappatura delle stampe rivoluzionarie in Italia tra il 1966 e il 1977. Il volume mostra il percorso politico e tipografico che ha segnato l’editoria degli anni Settanta

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 26 settembre 2020

Con un intreccio di voci divergenti, poesia visiva, manifesti programmatici e slogan eccentrici, Yes yes yes. Revolutionary Press in Italy 1966-1977 from Mondo Beat to Zut è una raccolta esplosiva di materiale che ancora pulsa e freme. La pubblicazione, edita da Viaindustriae e A+M Bookstore in collaborazione con Colli Independent (pp. 544, euro 45), raccoglie in 14 capitoli estratti da giornali, riviste, fogli, ciclostilati e supplementi riconducibili ai diversi movimenti di contestazione, lotta politica e controinformazione, rintracciati negli undici anni presi in esame: Beat, Agit-azione, Lotta continua, Movimento studentesco, International countermedia, Liberazione sessuale, Immaginario proletario, Contro-progetto, Utopia, Lotta poetica, Movimento ’77, Post situazionismo, Autonomia operaia.

LA NARRAZIONE in fogli ha inizio nel 1966, l’anno in cui si accendono gli entusiasmi per il movimento situazionista a Milano e per i Provo olandesi a Roma. Sono i primi sintomi di una stagione di contestazione che ha inizio con la brusca interruzione del miracolo economico e la conseguente celebrazione dei funerali del sogno borghese degli anni ’50. Sono gli anni in cui si assiste allo sgretolamento di un mondo, di un modo di vivere e lavorare, un modo di intendere le relazioni sociali e familiari, un modo di abitare e consumare. E la partecipazione politica in questo senso è il tessuto coesivo di una società in trasformazione.

A SEGNARE IL PERIODO tra il ’66 e il ’77, attraversato da spinte opposte e aspre contraddizioni, è infatti più di ogni altra cosa il manifestarsi di un forte protagonismo collettivo. Un protagonismo sociale inedito che vede l’affermazione di donne, omosessuali, operai e proletari come nuovi soggetti politici che nel corso degli anni ’70 arriveranno all’apice della loro forza rappresentativa.
Sono i figli di una generazione che aveva iniziato la guerra col fucile e l’aveva finita con la bomba atomica, figli stufi di ascoltare i racconti di una guerra che non hanno combattuto, pacifisti, ribelli, ideologici e rivoluzionari. Rivendicano una sessualità liberata e una scuola che non li renda servi domani, vogliono riappropriarsi dell’ambiente e ripensare lo spazio urbano fuori dalle strutture economiche e politiche dominanti.

La partecipazione politica e sociale inizia a registrare, dalla metà degli anni ’70, insofferenze alle ideologie, con derive ironiche e dissacranti, livorose e violente. L’esito è la progressiva erosione degli elementi connettivi della società e il logorio dell’ottimismo che aveva caratterizzato la generazione precedente.
È qui, con esattezza nel ’77, che si interrompe la narrazione di Yes yes yes, con una crisi politico-esistenziale, una crisi dei linguaggi che sfocerà nella violenza armata, nell’inasprimento dello stato di polizia, e alla disgregazione sociale che caratterizzerà gli anni ’80.
La selezione di più di 600 stampati costruisce un percorso attraverso la febbrile attività tipografica che ha segnato una vera e propria rivoluzione nell’editoria.

IN QUESTI FOGLI c’è l’Italia intera, multiforme e caotica, schierata in fazioni politiche nette, con una forte tensione all’utopia e alla distruzione delle gerarchie come istanza prioritaria.
Si alternano foto che documentano lotte vicine e guerre lontane, fumetti detournati, collage psichedelici e disegni irriverenti. Sono documenti con una rilevanza storica sociale e antropologica che invitano a uno scavo storico e linguistico, permettono di ricostruire l’anatomia di una rivoluzione mancata, svelandone tutta la complessità.
A occhi contemporanei l’aspetto che colpisce di più di questi prodotti editoriali è l’incredibile varietà delle tematiche a cui vengono dedicate intere pubblicazioni. Stupisce anche la spontaneità con cui riferimenti culturali alti e bassi si mescolano, e con cui il linguaggio visivo e quello narrativo diventano plastici e si lasciano modellare da sperimentazioni grafiche audaci. Le parole e le immagini sono lo strumento con cui avere una sempre maggiore aderenza alla realtà.

DAL PUNTO DI VISTA GRAFICO ritroviamo in Yes yes yes la stessa porosità e leggerezza della carta dei fogli originali, la stessa nettezza dei toni nella scelta del bianco, nero e rosso, la stessa creatività radicale nella progettualità.
La forma libro rende merito alla varietà dei fogli selezionati, dà loro uno spazio in cui salvarli dalla transitorietà originaria, e rende dinamico e facile da leggere del materiale d’archivio.
Sono fogli di un paese mancato, utopici e ingenui, spudorati e violenti, sono fuochi sotto le ceneri, ma non c’è nostalgia, solo bella carta.

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