Anatomia dell’artista interrotto
Storie/band e musicisti che non pubblicano dischi da anni, nonostante siano ancora in attività Tra gli esempi più noti Guns N’ Roses, Rage Against the Machine, Billy Joel e System of a Down
Storie/band e musicisti che non pubblicano dischi da anni, nonostante siano ancora in attività Tra gli esempi più noti Guns N’ Roses, Rage Against the Machine, Billy Joel e System of a Down
Quando nel 1958 Elvis Presley fu chiamato alle armi, prima della partenza per il servizio in Germania, che sarebbe durato due anni, un giornalista gli chiese: «Se al suo ritorno il rock’n’roll sarà scomparso, lei che cosa farà?». All’epoca due anni di assenza dalle scene avrebbero ucciso qualsiasi carriera. Ma Elvis era una stella troppo luminosa per spegnersi e al suo ritorno era ancora il re del rock. Tuttavia per tutti gli anni Sessanta gli artisti che volevano lasciare il segno erano comunque costretti a ritmi serratissimi per poter pubblicare singoli e album a getto pressoché continuo. I Beatles in una carriera durata appena 8 anni pubblicarono 12 album, 13 ep e decine di singoli. I Rolling Stones arrivarono poco dopo, ma si diedero da fare e dal 1964 al 1970 incisero 11 album. Dagli anni Ottanta e Novanta il mercato della musica non ha più richiesto queste produzioni incalzanti. Le rockstar hanno mantenuto viva la loro presenza con tour sempre più globali e sempre più redditizi e il pubblico ha dimostrato di avere una lealtà più solida di quanto ci si aspettasse. Gli artisti hanno così iniziato a diluire le loro pubblicazioni discografiche e a far passare anche diversi anni tra un album e l’altro.
EVOLUZIONE
Nel XXI secolo l’evoluzione del mercato della musica ha cambiato nuovamente le carte in tavola. I dischi non si vendono più a milioni, anzi non si vendono più. Le classifiche sono redatte in gran parte grazie allo streaming e ci sono titoli nella top ten degli album americani che vendono in copie fisiche e digitali 500 unità a settimana, quello che Elvis e i Beatles vendevano in pochi minuti. Non sorprende dunque che molti nomi noti nell’universo pop rock abbiano diradato le loro pubblicazioni discografiche, pur mantenendosi a tutti gli effetti in attività. Il caso forse più notevole è quello di una band che ha annunciato proprio in queste settimane il suo nuovo tour italiano per il 2022, i Guns N’ Roses. Il gruppo ha avuto qualche scossa nella line-up, ma oggi vede riunito il trio Axl Rose/Slash/Duff McKagan. Nel luglio ’22 saranno allo stadio San Siro di Milano e qualche «rumors» sostiene che potrebbero presentarsi sulle scene con un nuovo album, ma a oggi la band non produce nulla da quasi 13 anni, cioè da quando nel 2008 uscì il discutibile Chinese Democracy. L’ultimo album di inediti che vede nella formazione Slash e Duff risale addirittura a 30 anni fa ed era il doppio Use Your Illusion. Si narra che Axl Rose avesse pensato a un nuovo lavoro nel 2016, ma il ritorno degli ex compagni ha rimandato sine die i lavori per nuove canzoni che ormai da qualche anno vengono annunciate come imminenti. Evidentemente sono una band che non ha bisogno di un nuovo repertorio per riempire gli stadi.
Un altro gruppo «missing in action» per la discografia sono i Rage Against the Machine che, nonostante abbiano avuto periodi di separazione, oggi sono in attività e il cui ultimo tour è stato rimandato a causa della pandemia. Il quartetto californiano in carriera ha pubblicato solo tre dischi e non dà alle stampe inediti dal 1999, anno in cui uscì l’incendiario The Battle of Los Angeles. Ha dichiarato il chitarrista Tom Morello che a tenerli lontani dallo studio di registrazione non sono decisioni commerciali né divergenze ideologiche, quanto una diversa visione sullo stile musicale. Questo però non ha impedito loro negli ultimi anni di essere headliner nei festival.
Un’altra band che si fa desiderare sono i californiani di origine armena System of a Down. Ufficialmente scioltisi nel 2007, ma riformatisi nel 2011, non hanno più prodotto album. Il loro periodo di siccità si è esaurito solo nel novembre dell’anno scorso con due canzoni pubblicate per sostenere le popolazioni armene coinvolte nel conflitto del Nagorno-Karabakh. Ci è letteralmente voluta una guerra per far superare al quartetto le loro divergenze sulla direzione musicale da prendere. Ma il chitarrista della band Daron Malakian ha dichiarato in un’intervista come, nonostante i nuovi brani, un ritorno di un album firmato SOAD sia attualmente improbabile. Altri nomi storici continuano a calcare le scene e a disertare gli studi di registrazione. Gli Eagles hanno in programma un tour europeo per la fine dell’estate. Della formazione classica oggi rimangono solo tre membri: Don Henley, Joe Walsh e Timothy B. Schmit. La loro carriera è iniziata 50 anni fa e la loro produzione è stata a dir poco parsimoniosa, avendo pubblicato solo 7 album. L’ultima loro raccolta di inediti risale a 14 anni fa: Long Road Out of Eden, disco che ha interrotto ben 28 anni di silenzio ed è forse destinato ad essere il loro ultimo. Nella loro carriera sono comunque riusciti a vendere la stratosferica cifra di 200 milioni di copie.
NON SOLO GRUPPI
Un’altra formazione storica come i Fleetwood Mac è stata molto prolifica (e tumultuosa per quanto riguarda i cambi di line-up) fino agli anni Ottanta. Il loro ultimo album Say You Will è del 2003, otto anni fa è uscito un ep con quattro brani, ma poi più nulla, nonostante il repertorio della band stia vivendo un periodo di grande revival e il leader Mick Fleetwood abbia espresso il desiderio di produrre nuova musica. Gli Steely Dan, nati anch’essi 50 anni fa, dopo vent’anni di silenzio sono tornati sulle scene nel nuovo secolo con gli album Two Against Nature (premiato con un Grammy come disco dell’anno) e Everything Must Go del 2003. Dopo questa vampata, un’altra pausa. Con la morte di Walter Becker nel 2017, oggi l’unico membro originario della formazione è Donald Fagen e nonostante il nome Steely Dan compaia ancora sui cartelloni di concerti (è prevista una tournée l’anno prossimo) sarà difficile vederlo ancora su una copertina.
Non solo gruppi, anche diversi artisti solisti, pur non essendosi ufficialmente ritirati, non firmano da tempo nuova musica. Steve Winwood ha anch’gli annunciato una serie di live per l’anno prossimo, ma da 13 anni non produce musica in proprio, continuando tuttavia a lavorare come musicista ospite di altre band. Eclatante il caso di Billy Joel che negli Stati Uniti continua ad essere uno dei musicisti live più seguiti. Il suo ultimo disco di canzoni risale ai tempi del primo mandato di Bill Clinton nel 1993. L’album River of Dreams fu un successo che gli valse 5 dischi di platino in patria e quasi il doppio in giro per il mondo. Poi tanti sold out, un lavoro di composizioni classiche per pianoforte, ma nient’altro. Joel ha dichiarato più volte, che pur volendo continuare a suonare, non ha più l’energia di ritornare alla routine dell’artista di studio: «Non voglio più aver a che fare con tutto quello, fare quella vita. Guardo indietro e vedo quel Billy Joel e penso ‘ma chi diavolo era quel tipo?’ Era uno molto ambizioso, molto dedicato. Non mi sento più così. Penso di aver fatto abbastanza».
Un altro grande assente è l’ex Led Zeppelin Jimmy Page. Se il suo ex compagno di band Robert Plant continua a pubblicare nuovi lavori di qualità, il chitarrista ha diradato sempre di più le sue apparizioni discografiche. Il suo primo e ultimo disco solista è Outrider di più di 3 decadi fa, Walking into Clarksdale, una collaborazione con Plant del ’98, è stata la sua ultima opera con inediti. Nel febbraio di quest’anno però David Coverdale leader dei Whitesnake, con cui Jimmy Page pubblicò un lp nel 1993, ha dichiarato che i due stanno lavorando a una riedizione di quel disco con l’aggiunta di nuova musica. Per i fan di Page ci sarà però ancora da attendere, ma una cosa è certa: nessuno si è dimenticato di lui.
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