Le parole visionarie e profetiche bucano l’oscurità, mentre si alza un canto che sembra la preghiera di un muezzin. Poi la lenta assolvenza della luce rivela la presenza di un giovane immobile di fronte a un microfono sulla scena nuda del teatro alle Tese, nell’Arsenale veneziano. È lui a dire le parole profetiche di Sergio Quinzio che fanno da prologo allo spettacolo. Un discorso sulla morte privo di toni luttuosi, vi si ricorda il gallo che Socrate chiede di sacrificare a Esculapio, nel momento in cui morendo guarisce dalla vita. Sull’Orestea di Eschilo dice la locandina. E bisogna concentrarsi sulla...