Visioni

Amy Winehouse, tra soul e jazz una vita raccontata attraverso una voce

Amy Winehouse, tra soul e jazz una vita raccontata attraverso una voceAmy Winehouse – foto Ansa

Musica Ristampa in vinile dell'album d'esordio «Frank», in occasione dei 20 anni dalla pubblicazione

Pubblicato circa un anno faEdizione del 18 novembre 2023

Anche lei nella lista interminabile (e terribile) dei maledetti 27 anni di Janis Joplin, Jimi Hendrix, Kurt Cobain e molti altri. Il 23 luglio del 2011 se ne andava anche Amy Winehouse, forse la cantante più intrigante di inizio millennio. Sul suo percorso esistenziale si sono mobilitati scrittori e registi con esiti spesso altalenanti e lo stesso padre di Amy, Mitch, che nella primavera 2012 dava alle stampe Amy, my daughter.
In occasione del ventesimo anniversario dalla sua uscita, la Umr/Island ha annunciato per il 2 febbraio 2024 la ripubblicazione su vinile doppio – a tiratura limitata per collezionisti – del suo disco d’esordio Frank. Un lavoro fondamentale, riconosciuto subito da tutti, perché in un gioco di rimandi e allusioni esprimeva già tutto il potenziale della Winehouse. Uno stile vocale che ha forgiato attraverso ascolti ripetuti di grandi dive del jazz, come Sarah Vaughan – con quelle chiuse sensuali e prolungate – ma soprattutto il canto prorompente di Dinah Washington.

AD AIUTARLA in questo progetto dal gusto vintage ma dalle sonorità sorprendenti e moderne, il produttore hip-hop Salaam Remi che crea arrangiamenti perfetti per la sua voce con dodici brani dodici che già sono testimonianza di tutta la sua versatilità interpretativa. Spicca Stronger Than Me che – per molti e a ragione – segna un’epoca e che resterà per sempre nella storia del Rock. Ma in una scaletta ottimamente studiata, a risaltare sono molti altri pezzi come Take the Box, che affronta temi di relazioni complesse e le separazioni dolorose.

IL DISCO non vive solo di inediti, c’è una sorta di salto nel passato quando decide di rileggere due strandard jazz. Il primo è (There is) No Greater Love, scritto nel 1936 da Isham Jones e da Marty Symes, fra le prime a interpretarlo Billie Holiday, ballad su cui si sono cimentati in versioni strumentali anche Miles Davis, Gene Ammons, Sonny Shift. Amy si trasforma e nel breve intermezzo della melodia (due minuti) racconta una storia d’amore con passione e una determinazione che non teme confronti anche in campo jazz.
L’altra è un classico più conosciuto Moody’s Mood, un pezzo del 1952 da Eddie Jefferson la cui melodia deriva da un’improvvisazione del sassofonista James Moody. Una passione – il jazz – che segnerà anche il capitolo discografico finale: l’incisione prima della morte è infatti un duetto con Tony Bennet sulle note di Night and Day. Lei è instabile, insicura, rimanda continuamente la registrazione ma quando arriva in studio l’incanto di quella voce fragile accanto al maestro crooner, risulta di una bellezza abbacinante. L’ultima danza di Amy.

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