Amy Winehouse, demoni e colpi di genio
Note sparse Nel decennale della scomparsa un triplo box con le performance alla Bbc e le session alla Porchester Hall
Note sparse Nel decennale della scomparsa un triplo box con le performance alla Bbc e le session alla Porchester Hall
La prima volta che si incontrarono galeotto fu un sorriso di lei. Mentre le mostrava gli studi, la osservava. Con un misto di curiosità e scetticismo. La curiosità perché quel corpo minuto e seviziato da eccessi e fatiche sembrava impossibile riuscisse a partorire musica così bella intensa evocativa. Scetticismo perché non si fidava di una giovane che già sembrava mostrare qualche vizio e altrettante virtù. Poi però ci fu quel sorriso: Amy lo guardò negli occhi, caricò le fossette sulle guance e spalancò le labbra, quella volta non per intonare un canto. Ma per sorridere. E Jools ne rimase perdutamente innamorato. Per carità, niente a che vedere con l’amore di una coppia, le farfalle nello stomaco, le notti insonni. Ma l’amore che si nutre dell’ammirazione per una cantante vera e intensa come sono le più grandi sono state.
IL BOX SI APRE con il primo cd dei tre – ma anche primo Lp dei tre se preferite il formato – che Island/Universal ha di recente messo sul mercato e si intitola Amy Winehouse At the BBC, documenta proprio quell’amore. Tra il padrone di casa Jools Holland, pianista boogie, musicista rhythm’n’blues e grande anchorman in quel Later… with Jools Holland, talk show musicale e non solo che va da quasi trenta anni sul secondo canale della Bbc. In A Tribute To Amy Winehouse di Jools Holland c’è una selezione dettagliata delle incisioni delle ospitate della Winehouse. La prima fu in una puntata pazzesca nel 2003 quando lei incantò tutti con la sua ugola sulle note di Strongher Than Me (primo pezzo in scaletta in questo box) e Take the Box. Tutte scelte con cura dallo stesso Holland e spurgate dagli sketches tipici dello show. Solo musica, e che musica. Le tante sfumature di quel prisma vocale unico che molto manca a chi si lascia conquistare dalle emozioni sono presenti in tutti e tre i dischi.
Rehab, tanto per citarne una, c’è ben tre volte. Nel primo disco, quello di Jools Holland, come nel secondo e nel terzo. Il secondo è una raccolta di 14 pezzi catturati qua e là negli anni trascorsi dal 2004 al 2009, vale a dire l’arco temporale in cui pubblicò i due album che videro la luce prima della sua morte avvenuta nel 2011, Frank e Back to Black.
I MALIGNI potrebbero dire che l’entusiasmo dei primi anni di carriera si trasformò ben presto a causa del disagio continuo, improvviso, troppo grande da gestire. In realtà la musica è immortale: bella prima e dopo la sua terribile depressione, gli stati alterati, i problemi con il cibo, con la famiglia, con i compagni e con mezzo mondo. Allo stesso modo. Perché in fondo, come disse una volta proprio Jools Holland in occasione di un anniversario della morte della cantante inglese, il dolore è fonte di ispirazione ma il successo non lo potrà mai curare.
Nel terzo disco c’è il meglio delle ben note session tenute alla Porchester Hall, un inno alla memoria, visto che a luglio saranno proprio dieci anni dalla sua scomparsa, che deve contribuire a costruire un futuro migliore ed essere da monito per chiunque a non farsi sconvolgere dai propri demoni. Anche se, purtroppo, Amy ne aveva davvero molti.
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