Era dal 1997 che Massimo Ranieri non pubblicava un disco di inediti e per questo (gradito) ritorno, il cantante si è affidato alla produzione del re della pop fusion Gino Vannelli e a un manipolo di grandi autori della musica italiana. Lanciato dal singolo dalle sorprendenti influenze reggae Lasciami dove ti pare, l’album Tutti i sogni ancora in volo non solo riprende una delle frasi più celebri della sua Perdere l’amore ma traccia una strada musicale ben precisa nel viaggio pluridecennale del leggendario artista napoletano. Alternando classiche ballad di amori perduti – la struggente Dopo il deserto firmata Ivano Fossati – a brani introspettivi come Tutto quello che ho scritta da Gianni Togni o Questo io sono composta da Pacifico, Ranieri ancora una volta si afferma come uno dei massimi interpreti della canzone italiana. Omaggiando anche un grande «dimenticato» come Bruno Lauzi con La mia mano a farfalla che mette in musica un’inedita poesia autobiografica del cantautore genovese. Quello che stona leggermente è l’eccessiva varietà della produzione Vannelli, che spesso opta per degli arrangiamenti flamboyant e poco inclini alla sempre calibrata ed emozionate voce dell’interprete di Vent’anni.