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Amianto all’Isochimica di Avellino, quattro condanne a 10 anni ai vertici Fs

Amianto all’Isochimica di Avellino, quattro condanne a 10 anni ai vertici FsLa scritta lasciata all'entrata della fabbrica nel 2014

Giustizia Ritardata 50mila euro a ciascuna famiglia dei 33 operai morti per la prolungata esposizione. La sentenza di primo grado dopo sei anni di processo. La Cgil: decisione storica

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 1 febbraio 2022

Quattro condanne a dieci anni di reclusione e ventidue assoluzioni. È questo il verdetto di primo grado pronunciato dopo cinque ore di Camera di consiglio dai giudici del Tribunale di Avellino sull’Isochimica, la fabbrica del capoluogo irpino nella quale per quasi dieci anni, a partire dalle fine degli anni Settanta, venivano bonificate dall’amianto le carrozza ferroviarie su commesse delle Ferrovie dello Stato. Il collegio giudicante ha condannato a dieci anni di reclusione il responsabile della sicurezza di Isochimica, Vincenzo Izzo, e il suo vice, Pasquale De Luca; Aldo Serio e Giovanni Notarangelo, funzionari di Ferrovie dello Stato.
Disposta anche una provvisionale di 50mila euro per ognuna delle famiglie dei 33 ex operai deceduti per patologie correlate alla prolungata esposizione all’amianto.
La pena corrisponde alla richiesta fatta dalla pubblica accusa rappresentata dal sostituto procuratore di Avellino, Roberto Patscot, per i reati di disastro doloso, omicidio colposo, lesioni personali e rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Assolti per non aver commesso il fatto gli altri imputati che dovevano rispondere di concorso in disastro colposo per omissione di atti di ufficio. Tra questi due ex sindaci di Avellino, Giuseppe Galasso e Paolo Foti.
Il processo, durato quasi sei anni, si è svolto nell’aula bunker del carcere di Poggioreale di Napoli a causa della mancanza di spazi adeguati a disposizione del tribunale di Avellino.
«La condanna dei principali imputati, tra cui Ferrovie dello Stato che deve risarcire le parti civili e i lavoratori dell’attività di scoibentazione delle carrozze ferroviarie dall’amianto, senza la dovuta sicurezza e sistemi di tutela che hanno determinato danni umani e ambientali da malattie asbesto correlate e quindi morte tra i dipendenti. Il riconoscimento del danno procurato ai lavoratori è un dato storico e importante per il territorio e per la città Avellino». Così in una nota il segretario generale della Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci e il segretario generale della Cgil Avellino, Franco Fiordellisi commentano la sentenza. «La Cgil – ricordano Ricci e Fiordellisi – in questi procedimenti si costituisce parte civile. Il giudizio, con condanna, evidenzia lo scempio contro i lavoratori, le persone e l’ambiente. È dunque un momento importante e storico per tutti coloro che da anni combattono contro la sottovalutazione dell’importanza della prevenzione nei luoghi di lavoro e per l’esposizione all’amianto. Dopo quasi 40 anni di battaglie e di aggressioni al territorio, insieme ai lavoratori, alle famiglie dei lavoratori deceduti, alle associazioni, questa sentenza segna un punto importante».

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