«American Epic», le voci eroiche del cambiamento

Presentato al Sundance, American Epic è un documentario prodotto da Robert Redford, Jack White e T Bone Burnett, diviso in quattro parti, che ricostruisce la nascita e lo sviluppo della musica registrata dal vivo. Redford l’ha definita a South Park: «la più grande storia nascosta americana», tanto è vero che i curatori hanno lavorato per diversi anni alla ricerca di materiali sui «pionieri delle sette note». Per Bernard MacMahon, il regista: «Il film documenta uno dei grandi momenti di cambiamento nella storia americana, quando le voci dei lavoratori, delle minoranze e delle popolazioni rurali di tutto il paese furono udite per la prima volta».

Oggi Columbia Records pubblica American Epic: The Sessions, la colonna sonora del documentario, dove più di venti artisti ripercorrono – incidendo sulle basi originali degli anni’20 – le fasi che portarono la musica nell’era moderna: tra gli altri Alabama Shakes, The Americans, The Avett Brothers, Beck, Bettye LaVette, Elton John, Frank Fairfield, Jerron «Blind Boy» Paxton, Los Lobos, Nas, Pokey LaFarge, Raphael Saadiq, Rhiannon Giddens, Steve Martin e Edie Brickell, Taj Mahal, Jack White, Willie Nelson e Merle Haggard. Ma non si è trattata di una mera rimasterizzazione: l’ingegnere del suono Nicholas Bergh ha riassemblato il sistema di registrazione originale degli anni ‘20, ad oggi l’unico esistente al mondo: il sistema consiste di un singolo microfono, un rack di ampliificatori alto 1 metro e ottanta, un incisore di lacche per vinili, azionato da un sistema di pesi e carrucole che girano in senso orario. I musicisti avevano circa 3 minuti per registrare la loro canzone direttamente su disco prima che i pesi arrivassero al suolo.