Anni di ricerche e investimenti sul morbo di Alzheimer potrebbero essere stati sprecati. È il sospetto che lancia un’inchiesta della rivista Science. Secondo l’articolo firmato da Charles Piller, molte ricerche alla base delle teorie oggi dominanti sull’Alzheimer sono truccate. Il principale indiziato dell’accusa è il biologo francese Sylvain Lesné. Fu lui, nel 2006, a identificare un legame tra un peptide beta-amiloide (cioè una porzione di proteina) e lo sviluppo del morbo di Alzheimer, dopo averne studiato l’impatto nei topi di laboratorio. La scoperta fu pubblicata sulla rivista Nature e, da allora, è stata citata da 2300 altre ricerche.

QUELLO STUDIO, secondo Science, permise di rilanciare la teoria sul ruolo delle proteine beta-amiloidi nel morbo di Alzheimer, un’ipotesi che stava perdendo credito nella comunità scientifica. Dopo il 2006, gran parte delle ricerche su una cura contro l’Alzheimer si è invece indirizzata a impedire l’accumulo di queste proteine, e a questo filone di ricerca è stato dedicato il grosso degli investimenti pubblici e privati.

Molto probabilmente, denuncia Science, la ricerca originale di Lesné (e di diversi altri suoi studi) era stata realizzata con immagini manipolate al computer al fine di mostrare risultati inesistenti. Il primo a individuare figure e dati sospetti negli studi di Lesné è stato Matthew Schrag, professore alla Vanderbilt University di Nashville, Usa.

L’inchiesta di Science, realizzata con il suo aiuto e quello di altri ricercatori indipendenti, ha raccolto ulteriori dati e testimonianze a carico di Lesné. Nonostante gli investimenti nelle ricerche, non esiste ancora una cura per il morbo di Alzheimer. L’unico farmaco approvato negli Usa contro la malattia, l’aducanumab, in Europa è stato bocciato perché le evidenze a suo favore sono state ritenute insufficienti. Vari altri farmaci sperimentali si sono dimostrati inefficaci. Secondo Science, le frodi di Lesné spiegano perché la ricerca abbia imboccato un vicolo cieco.

MA NON TUTTI concordano con questa interpretazione. «L’assenza di un farmaco efficace dopo tanti anni è un fallimento. Tuttavia, l’ipotesi delle proteine beta-amiloidi è solida e fondata al di là delle ricerche di Lesné» dice Antonino Cattaneo, presidente dell’istituto europeo di ricerca sul cervello «Levi-Montalcini». «Se anche le ricerche di Lesné fossero truccate, questo non implica la bocciatura delle conoscenze di cui disponiamo sull’Alzheimer».