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Alzano e Nembro, indagato l’ex direttore della sanità lombarda

Alzano e Nembro, indagato l’ex direttore della sanità lombardaL’ospedale Pesenti Fenaroli, ad Alzano Lombardo – LaPresse

Mancata zona rossa La Procura di Bergamo ha iscritto nel registro degli indagati Luigi Cajazzo, attualmente vice segretario generale alla Sanità, e altri dirigenti. Sequestrato anche il contenuto del telefonino dell’assessore al Welfare Gallera

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 23 ottobre 2020

Arrivano i primi indagati nell’inchiesta sulla mancata zona rossa di Alzano Lombardo e Nembro e continua la catena di guai giudiziari per il Pirellone. La Procura di Bergamo ha iscritto nel registro degli indagati l’ex direttore generale della sanità lombarda, Luigi Cajazzo, attualmente vice segretario generale alla Sanità, per la chiusura – e la riapertura, il 23 febbraio scorso – del pronto soccorso di Alzano Lombardo (Bergamo), dove i casi di positività al Covid riscontrati avrebbero richiesto l’attivazione della zona rossa. Il reato contestato all’ex dg è di epidemia colposa. Oltre a lui, indagati anche il suo allora numero due, Marco Salmoiraghi, la dirigente di Areu Lombardia, Aida Andreassi, Francesco Locati, direttore della Asst di Seriate e Roberto Cosentina, direttore sanitario di Asst Bergamo Est.

La conferma della notizia è arrivata dopo la perquisizione della finanza negli uffici della Regione. Le fiamme gialle hanno acquisito «materiale e supporti informatici», ma anche le chat contenute sui cellulari. Per ora non risultano coinvolti – a titolo di indagati – i vertici politici, ma i finanzieri hanno sequestrato anche il contenuto del telefonino dell’assessore al Welfare Gallera, copiando le chat integrali da febbraio a giugno. Sul tavolo della pm Maria Cristina Rota anche la lettera scritta il 6 aprile scorso dalla Federazione regionale dei medici chirurghi e odontoiatri lombardi e indirizzata al presidente Fontana, a Gallera e al dg Cajazzo. A consegnarla agli inquirenti è stato proprio il presidente dell’Odm di Bergamo, Guido Marinoni, ascoltato dai pm nei giorni scorsi come persona informata sui fatti. Nella lettera, i sanitari lamentavano sette criticità nella gestione dell’emergenza: «l’incertezza nella chiusura di alcune aree a rischio, la mancata fornitura di protezioni individuali ai medici del territorio, la totale assenza delle attività di igiene pubblica (isolamenti dei contatti, tamponi sul territorio a malati e contatti, ecc…) la mancata esecuzione dei tamponi agli operatori sanitari del territorio e in alcune realtà delle strutture ospedaliere pubbliche e private».

«Siamo contenti che la Procura abbia preso sul serio la nostra richiesta di verità e giustizia». È stata la reazione del comitato Noi denunceremo, che riunisce i familiari delle vittime del Covid in Lombardia. «Abbiamo sempre avuto fiducia nella magistratura. Ma questo è solo il primo tassello», ha aggiunto l’avvocato del comitato, Consuelo Locati.

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