L’arte è una famiglia di «strani strumenti» proprio perché, privati della loro utilità immediata, riescono a renderci meno ciechi. Per imparare a vedere, Alva Noë si è impegnato negli anni in progetti artistici, soprattutto in collaborazione con coreografe e danzatrici. Docente di filosofia a Berkeley, all’interno del «Programma di scienze cognitive» e dei «nuovi media», porta però con sé molte tracce della sua famiglia d’origine, immersa nella scena artistica newyorkese degli anni Sessanta. Il suo Strani strumenti L’arte e la natura umana (traduzione di Vincenzo Santarcangelo, Einaudi, pp. 322, € 24,00) è uno dei libri più illuminanti sulla natura dell’arte...