Altri 6 mesi per cedere Alitalia, ma è scontro con Ue
Cieli Precari Decreto lampo per cambiare il mandato sul prestito ponte da 400 milioni. Per «ristrutturare» confermati i tre commissari. Bruxelles: a noi nessuna notifica
Cieli Precari Decreto lampo per cambiare il mandato sul prestito ponte da 400 milioni. Per «ristrutturare» confermati i tre commissari. Bruxelles: a noi nessuna notifica
Nuova scadenza, stessi commissari. Fallita la cordata guidata da Fs con Atlantia, per Alitalia c’è un supplemento di amministrazione straordinaria di altri sei mesi. Ma, nonostante le rassicurazioni del governo, il nuovo prestito viene messo subito sotto osservazione da Commissione e Antitrust europei come possibile aiuto di stato.
I 400 milioni di prestito ponte già stanziati nel Decreto fiscale per consentire il passaggio di consegne con la nuova compagine hanno dovuto però avere una nuova motivazione. Dando un nuovo mandato agli stessi tre commissari che – tranne Discepolo, arrivato a sostituire Gubitosi, chiamato lo scorso novembre a Telecom – portano avanti l’azienda da due anni e sette mesi.
E la sorpresa è proprio questa. Ci si attendeva la nomina di un nuovo super commissario con mandato forte a ristrutturare Alitalia come da richiesta di Lufthansa, il gigante tedesco che – nonostante le pressioni di Atlantia – non ha voluto entrare e mettere soldi nella cordata Fs. Invece il governo ha scelto una soluzione meno traumatica: saranno gli attuali commissari a poter intervenire in questo senso. Ma la differenza nella risolutezza del mandato porta a pensare ad una ristrutturazione moderata.
Il provvedimento, composto di due articoli, parla infatti al condizionale: «Preso atto della insussistenza di concrete prospettive» per la cessione, «si ritiene necessario intervenire nuovamente sulla questione mediante indizione di una nuova procedura di cessione, da espletare in tempi ragionevolmente brevi», si spiega nella relazione illustrativa, che prevede anche che vengano adottate iniziative di efficientamento, ovvero i necessari tagli, per «massimizzare l’interesse dei potenziali acquirenti». Di fatto i commissari straordinari dovranno avviare un piano integrativo, che va approvato dal Mise, contenente «iniziative e interventi di riorganizzazione e di efficientamento» funzionali alla vendita degli asset, per la quale viene stabilito il nuovo termine del 31 maggio. I 400 milioni, che ora vengono sbloccati, serviranno per far fronte alle esigenze gestionali e per finanziare le iniziative e gli interventi di riorganizzazione ed efficientamento.
Sull’operato di Enrico Laghi, Stefano Paleari e Daniele Discepolo il ministro Stefano Patuanelli si era già sbilanciato giorni fa: «I commissari hanno fatto un ottimo lavoro». Di parere opposto sono i sindacati e molti esperti del settore: se è vero che i ricavi sono leggermente aumentati e i contratti di acquisto e affitto di materiali e carburanti ridiscussi, non sono stati affrontati i problemi oramai cronici di Alitalia, primo fra tutti il taglio dei voli sul medio-lungo raggio.
Anche in questo nuovo e decisivo passaggio i sindacati non sono stati informati preventivamente né ascoltati dal governo: una mancanza di dialogo che rende ancora più sentito lo sciopero già convocato per venerdì 13 dicembre da Filt Cgil, Fit Cisl e Uilt, mentre Usb e Cub rilanciano una nazionalizzazione ancora non del tutto esclusa dal governo.
Nel pomeriggio era stata la ministra dei Trasporti Paola De Micheli a parlare di testo del decreto concordato con Bruxelles. In serata invece sia l’Antitrust che una portavoce della commissione non hanno confermato dichiarando invece che «se la misura è concessa senza una notifica, la Commissione aprirebbe un’inchiesta formale se ha seri dubbi circa la compatibilità con il mercato interno», ricordando che resta sempre aperta l’indagine per aiuto di Stato sul vecchio prestito da 900 milioni.
I precedenti di Swiss Air, Sabena e Air Dolomiti comunque delineano lo scenario peggiore per Alitalia: la compagnia svizzera, quella belga e la piccola compagnia italiana sono state recuperate dall’«avvoltoio» Lufthansa che ne ha fatto sue compagnie regionali dopo ristrutturazioni o fallimenti.
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