Lavoro

Almaviva Roma, sciopero contro il trasferimento coatto a Catania

Proteste al Call center Nonostante le sentenze sfavorevoli, l'azienda continua a sfidare i giudici spedendo i lavoratori reintegrati nella sede più lontana possibile

Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 8 agosto 2018

Nonostante le sentenze sfavorevoli, Almaviva continua a sfidare i giudici e a deportare i lavoratori reintegrati a Roma nella sede più lontana possibile: Catania. In 113 dovrebbero presentarsi stamattina nella sede di Misterbianco ma gli Rsu, la Slc Cgil e l’Usb hanno proclamato uno sciopero da oggi al 30 agosto in modo da attendere l’esito del ricorso d’urgenza contro il trasferimento, presentato dall’avvocato Pier Luigi Panici e che sarà discusso dal tribunale di Roma il 24 agosto, in cui si descrive «l’aperta ribellione e disprezzo per gli ordini impartiti dalla autorità giudiziaria».
La vicenda assomiglia a una farsa. Dopo il più grande licenziamento collettivo degli ultimi 25 anni (tutti i 1.666 lavoratori di Almaviva Contact di Roma) del 22 dicembre 2016, avvenuto perché gli Rsu romani si rifiutarono di firmare l’accordo che legava il mantenimento del posto di lavoro al taglio del salario e ai controlli a distanza, in deroga perfino al Jobs act, varie sentenze di reintegro sono arrivate. La più ampia è stata proprio quella del 16 novembre 2017 per licenziamento discriminatorio.

Pochi giorni dopo Almaviva intimava ai lavoratori il trasferimento a Catania. Ma senza rispettare le procedure previste dal contratto nazionale, tanto che un altro giudice definiva la procedura comportamento antisindacale. Almaviva tornava all’attacco intimando il secondo trasferimento ma il 31 maggio è arrivata la sentenza di appello che, oltre a ribadire i licenziamenti come illegittimi, definiva il trasferimento a Catania «un’irrimediabile lesione del diritto a una esistenza libera e dignitosa» (Art. 36 Costituzione) per chi guadagna 800 euro al mese e stabiliva come la sede di Roma fosse aperta e sotto organico per «almeno 31 posizioni» sulla commessa Gse.

I tre giudici sottolineavano come i circa 25 beneficiari della legge 104 (assistenza a familiari disabili) «non possono essere trasferiti senza consenso». Ora la terza prova di forza limitata a 113 lavoratori (non i 25 con legge 104) dopo un tentativo di trattativa sindacale in cui l’azienda ha più volte promesso «formazione per reintegrare i lavoratori nella commessa Gse senza mai neanche programmarla».

In serata gli Rsu hanno incontrato il ministro Luigi Di Maio che ha promesso per oggi un comunicato dove chiederà ad Almaviva la revoca dei trasferimenti. L’azienda fa sapere di «rispettare la sentenza», di aver «richiamato in servizio 31 lavoratori sulla commessa Gse a Roma indentificati in base a normativa di legge» e che «Catania è l’unica sede in grado di assorbire la forza lavoro». Affermazioni contestate dagli Rsu: «Nessun riassunto». L’avvocato Panici precisa: «Il reintegro su Roma è per tutti i lavoratori».

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