Europa

All’orizzonte un’alleanza di governo anti memorandum

All’orizzonte un’alleanza di governo anti memorandumZissis Papadimitriou

Intervista L'analisi di Zissis Papadimitriou, professore di sociologia generale e politica all’Università di Aristotele di Salonicco

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 31 dicembre 2014

Syriza, la sinistra radicale greca, è in testa a tutti i sondaggi con una percentuale attorno al 28% e qualche punto di vantaggio rispetto al partito di Nea Dimokratia (24%). Seguono poi le altre forze politiche: i socialisti del Pasok, To Potami, una nuova formazione di centro, i comunisti del Kke, i Greci indipendenti (Anel), un partito di destra nazionalista e i nazisti di Alba Dorata con percentuali tra il 3% e 6%. Invece, la Sinistra democratica (Dimar), gli Ecologisti verdi e Antarsya, una formazione della sinistra extraparlamentare, non superano la soglia del 3%.

Secondo la legge elettorale il partito vincitore prende un bonus di 30 seggi, ma, stando ai numeri, Syriza difficilmente sarebbe in grado di formare un governo autonomo (dovrebbe superare la soglia del 36%). «Non abbiamo a nostro favore i mass-media main stream» sostengono i quadri del partito quando viene ricordato che il Pasok nel 1981 aveva raccolto il 48% dei voti. La questione, quindi, di alleanze politiche e sociali è di primaria importanza per il Syriza.

A questo proposito, abbiamo chiesto il parere di Zissis Papadimitriou, professore di sociologia generale e politica all’Università di Aristotele di Salonicco, già collaboratore dell’Istituto di ricerche sociali in Germania, noto come Critical school of Frankfurt.

«Se non ci saranno atti perfidi da parte dell’attuale governo, Syriza, che quasi sicuramente vincerà le elezioni del 25 gennaio, formerà un governo autonomo oppure, ed è l’ipotesi più probabile, di coalizione con altre forze politiche anti-memorandum. La questione che rimane tuttora aperta è se e fino che punto questo governo potrà affrontare con successo gli immensi problemi del Paese che si trova sull’orlo di un crollo politico, economico e sociale».

Tra le altre forze politiche, oltre a Dimar, Alexis Tsipras finora ha mantenuto rapporti soltanto con i Greci indipendenti- il Kke rifiuta ogni collaborazione – mentre a livello sociale Syriza dimostra una contraddizione: si presenta aperto a personalità politiche che di recente si sono staccate dal Pasok, politici prima schierati a favore degli accordi con la troika e ora in sintonia con la sinistra radicale, mentre è «chiuso» nei confronti di personaggi influenti nella sinistra greca e in genere nella società ma non iscritti a Syriza.

«Il successo di un governo Syriza, a mio parere, dipenderà da tre fattori: innanzitutto dalle persone che parteciperanno al governo – spiega il professore Papadimitriou – Alexis Tsipras formerà un gabinetto basato esclusivamente sui quadri del Syriza? Oppure chiederà la partecipazione anche di personalità di prestigio, non di partito, per la soluzione dei problemi economici? A partire dal piano strategico di sviluppo proposto dalla sinistra radicale e dopo la cancellazione di una parte del debito pubblico, si intende. In secondo luogo, un governo delle sinistre dovrà evitare opportunismi e populismi che nel passato hanno alimentato la crescita di un sistema clientelare, la corruzione e il riscatto di coscienze. In questo tentativo di risanamento politico e sociale e di riforme economiche nel Paese dovranno partecipare anche altre forze politiche, come il Partito comunista di Grecia. Se il Kke non vuole trovarsi ai margini della storia è necessario che agisca. Il terzo fattore, non meno importante, riguarda il movimento di solidarietà alla Grecia da parte delle forze progressiste europee che appoggiano le scelte politiche di Syriza. Perché non bisogna illudersi: nel caso la sinistra radicale prendesse il potere, saranno inevitabili le reazioni non solo dell’establishment politico dentro e fuori il Paese, ma anche dei mercati e in generale del sistema finanziario, il quale sottopone la politica e l’economia reale alla logica dei giochi speculativi, dominando a livello mondiale fin dal periodo in cui furono annullati gli accordi di Bretton Woods (1944) che stabilivano le regole delle relazioni commerciali e finanziarie tra i principali paesi industrializzati del mondo».

Il quadro europeo potrebbe essere alla svolta, «se la Grecia, l’anello debole dell’Ue, riuscirà a superare la crisi, diventerà per forza il punto di riferimento per una nuova Europa democratica ed egualitaria», conclude Papadimitriou.

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