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Allevamenti intensivi, ci vuole una legge

Allevamenti intensivi, ci vuole una legge

Wwf Gli impatti ambientali degli allevamenti intensivi sono sotto gli occhi di tutti. Gli oltre 700 milioni di animali allevati (e poi in larga parte uccisi) ogni anno in modo intensivo […]

Pubblicato 4 giorni faEdizione del 24 ottobre 2024

Gli impatti ambientali degli allevamenti intensivi sono sotto gli occhi di tutti. Gli oltre 700 milioni di animali allevati (e poi in larga parte uccisi) ogni anno in modo intensivo nel nostro Paese consumano moltissime risorse, spesso sottratte al consumo umano: due terzi dei cereali commercializzati nell’Ue diventano mangime e circa il 70% dei terreni agricoli europei è destinato all’alimentazione animale. Consistenti anche il consumo di acqua ed energia e le emissioni di gas climalteranti dell’intero comparto zootecnico che ha anche conseguenze dirette sulla salute umana, soprattutto per le emissioni di polveri sottili con l’Italia seconda solo alla Polonia in Europa per morti premature da esposizione a PM 2,5 (quasi 50mila decessi nel 2021).

Un inquinamento che colpisce in particolare la Pianura Padana, dove c’è la più alta concentrazione di allevamenti intensivi. Ma il settore non produce solo inquinamento e rischi per la salute: un sistema di incentivi che premia soprattutto le aziende più grandi, che, pur rappresentando poco più del 30% delle aziende agricole italiane, ricevono circa il 70% dei sussidi diretti della Politica Agricola Comunitaria, finisce per determinare grandi iniquità strutturali attraverso un meccanismo perverso che in questi anni ha affossato ulteriormente le aziende agricole in crisi: tra il 2007 e il 2022 l’Italia ha perso il 37% delle sue aziende agricole, principalmente quelle di piccola scala, che sono diminuite del 51%.

Di fronte a questi dati la politica è da anni immobile, tanto che nel febbraio scorso le associazioni Greenpeace Italia, Isde – Medici per l’ambiente, Lipu, Terra! e Wwf Italia hanno preso l’iniziativa e hanno depositato alla Camera una proposta di legge (PdL AC 1760) per superare gli allevamenti intensivi che ad oggi ha raccolto la sottoscrizione di 23 parlamentari appartenenti a diversi gruppi politici, sia di maggioranza che di opposizione, con prime firmatarie le deputate Michela Vittoria Brambilla (Noi Moderati) ed Eleonora Evi (Pd). La proposta vuole rendere protagoniste le piccole aziende agricole zootecniche, incoraggiando la transizione ecologica di quelle grandi e medie attraverso un piano di riconversione del sistema zootecnico finanziato con un fondo dedicato e prevedendo nell’immediato una moratoria all’apertura di nuovi allevamenti intensivi e all’aumento del numero di animali allevati in quelli già esistenti. Obiettivi: contribuire al rispetto dei target in materia di clima, biodiversità e inquinamento, garantire ai piccoli allevamenti virtuosi un adeguato sostegno economico, promuovere la riconversione dei grandi allevamenti intensivi, rafforzare i diritti dei lavoratori e tutelare il benessere animale.

Oggi se ne discute a Roma al convegno «Oltre gli allevamenti intensivi» organizzato dalle 5 associazioni promotrici della legge. Si confronteranno voci della politica, della ricerca e dell’impresa con l’obiettivo di modificare un sistema insostenibile e crudele verso gli animali, ipotizzando misure di sostegno, anche economico, per le aziende già virtuose rispetto all’ambiente e al benessere animale e per quelle che intendono impegnarsi nella transizione.

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