Visioni

Alle radici della tirannia della tragica coppia Ceausescu

Alle radici della tirannia della tragica coppia Ceausescu

A teatro All'India di Roma «Gli sposi» di Elvira Frosini e Daniele Timpano ripercorre la storia del dittatore rumeno e la moglie, fucilati insieme nel 1989 davanti alle telecamere

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 17 novembre 2018

Il taglio dei capelli di Elvira Frosini in tubino écru fa pendant con i riccioli di Daniele Timpano in completo nocciola, un’assonanza cromatica elegante e tranquillizzante, in linea con il titolo festoso del loro nuovo spettacolo, Gli sposi. Ma è il sottotitolo – Romanian Tragedy – a guidare la visione dentro lo schema arendtiano della banalità del male. Autori-interpreti-registi, questa volta i Frosini/Timpano prestano la loro immagine alla partitura del francese David Lescot, per raccontare la storia di Elena Petrescu e Nicolae Ceausescu, gli spietati dittatori della Romania, fucilati il 25 dicembre del 1989 di fronte alle telecamere.

Selezionato per «Fabulamundi Playwriting Europe, Beyond Borders» e tradotto da Attilio Scarpellini, il testo, che il duo romano si cuce addosso con vigore, appare come una parodia giocosa di una delle vicende più sanguinose consumatesi nel cuore d’Europa negli ultimi decenni.

SULLA SCENA vuota del Teatro India, ospiti dello Stabile romano partner del progetto, Frosini/Timpano vanno alle radici di quella tirannide, negli anni ’30 del loro arrivo a Bucarest dalla campagna e della militanza tra i giovani comunisti. Frasi concitate e comiche ne disegnano gli insulsi profili e l’ordinarietà delle loro vite, per proiettare la coppia Ceausescu in un vortice delirante e grottesco, in cui la fame di potere cresce di pari passo alla miseria del popolo romeno. Novelli Macbeth – dice l’autore – dimenticando forse l’impossibilità di universalizzare la specificità di quel pezzo di Storia romena. Si ottiene invece uno scollamento dalla tragedia. Siamo lontani dalla poesia del chapliniano Grande dittatore. Peccato per i bravi Frosini e Timpano. Quest’ultimo, al Torlonia è in scena (fino al 18 novembre) con il suo piccolo – e all’inizio discusso – capolavoro, Dux in scatola.

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