Rubriche

“Allargare l’ambito del possibile”

In una parola

In una parola La rubrica settimanale a cura di Alberto Leiss

Pubblicato più di un anno faEdizione del 4 aprile 2023

Sabato ho partecipato nella Biblioteca comunale di Spinea, vicino a Venezia, a un evento a suo modo eccezionale. Si è discusso con l’autrice, Teresa Lucente, di un libro: Il luogo accanto. Identità e Differenza, una Storia di Relazioni, Effigi edizioni, 2020. Ed è stata data la notizia, da Gabriella Cimarosto e dalla responsabile della Biblioteca Paola Marchetti, che tutti i materiali relativi alla storia raccontata nel libro sono ora raccolti e archiviati, e potranno quindi essere consultati.

Ma qual è la storia?

Parla di un buon mezzo secolo – dai primi anni ’70 al 2018 – di attività politica, in un senso molto originale di questa parola, promossa da una associazione di donne e di uomini, Identità e differenza, il cui «motore energetico» è stato una donna, Adriana Sbrogiò.

Ma lei stessa aggiungerebbe, come ha fatto sabato, che se la cosa ha funzionato è solo perché con altri e altre è stata fatta nascere, rafforzarsi e moltiplicarsi una rete di relazioni che, seppure attraversata e in qualche caso rotta, da conflitti acuti, è riuscita a costituire un permanente «luogo accanto»: accanto ad altri luoghi più tradizionali della politica, come amministrazioni comunali, impegni sindacali, volontariato, comitati di quartiere; un luogo nel quale il confronto e lo scambio radicati nelle esperienze personali, soprattutto l’ascolto, hanno suscitato energie capaci di «allargare l’ambito del possibile».

Espressione pronunciata di Teresa Lucente, che si è appassionata alla storia che ha scritto pur non avendola vissuta direttamente, e con lei altre e altri. Come Graziella Borsatti, una donna minuta ma che con grande forza era riuscita a sperimentare, come sindaca di Ostiglia, una ricerca nuova sul governare come capacità di «creare», non solo «gestire», facendo del potere politico qualcosa che può essere condiviso nella più ampia connessione di relazioni tra «governati e governanti».

Come Gabriella Cimarosto, che ha parlato del suo impegno per la conservazione della memoria non solo a Spinea, ma anche nel contesto ricco di storia operaia e popolare di Marghera. Come altri amici che ho rivisto con grande piacere (Marco, Gianni, e Marco…)

Anch’io la condivido.

Ho partecipato alla fase trentennale che racconta il libro, quando dal 1988 al 2018 Identità e Differenza ha organizzato a Asolo e a Torreglia seminari annuali con al centro lo scambio tra donne uomini nella ricerca di una pratica politica comune. Condividendo, discutendo e provando a arricchire il portato del pensiero e della pratica inventati dal femminismo della differenza. Incontri a cui hanno sempre partecipato amiche della Libreria delle donne di Milano, a cominciare da Lia Cigarini e Luisa Muraro.

Per me è stato un luogo di incontro anche con altri uomini che desideravano questa ricerca, ed mi è successo davvero di condividere nuova energia, investita – sempre con altri – per esempio nella costruzione della rete di maschile plurale. Sabato ho ricordato che, per me, la scrittura con altri amici di questa rete, nel 2006, di un testo che affermava prima di tutto la responsabilità maschile, di tutti gli uomini, nella violenza contro le donne – testo che fu condiviso da moltissimi maschi e che diede impulso all’azione di maschile plurale – era stata motivata dalle discussioni avute in quel «luogo accanto». Una esperienza molto concreta, dunque, di «allargamento dell’ambito del possibile».

Ogni storia prima o poi finisce. E non è detto che tutti rimangano felici e contenti. Credo però che quella ricerca sia ancor più necessaria oggi. Forse dovremmo essere noi uomini a tentare di reinventarla in altri luoghi. Nuovi, ma vorrei non troppo smemorati.

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