Tu che m’ascolti insegnami sinora è stato solo un verso, magnifico e denso come tanti di Fabrizio, adesso è anche il titolo di una nuova raccolta di sue canzoni in uscita oggi. Quattro cd, oppure lp, ma anche 8lp per collezionisti. 78 brani suddivisi per tematiche riordinati con affetto e sensibilità da Dori Ghezzi.

Quindi Femmine un giorno e poi madri per sempre (l’amore e l’universo femminile), seguito da Il polline di Dio, di Dio il sorriso (la spiritualità e il sogno), Dev’esserci un modo di vivere senza dolore (guerra e pace, potere giustizia e libertà), infine Sotto il vento e le vele (l’infanzia la vita e oltre). Niente di nuovo o di inedito, ovviamente, anche se si viene a sapere che Fabrizio aveva inciso un disco in inglese, ma non era soddisfatto e non lo ha mai pubblicato, e per rispetto delle sue volontà non lo fa Dori, custode del respiro di Faber. Qualcuno potrebbe dire di avere già tutto De André, attraverso le raccolte precedenti, quindi non avrebbe bisogno di un’ulteriore rivisitazione.

E avrebbe ragione, solo che questa non è una rivisitazione è una riscoperta. Legata al lavoro di Stefano Barzan, ingegnere e ingegnoso musicista che ha ripreso i master originali, li ha «ripuliti» e portati a nuova vita, non alzando il volume o il tono, anzi, lui dice di non avere fatto «niente», semplicemente ha dato spazio a tutte le sfumature che la tecnologia dell’alta definizione consente, e ci tiene a dire che con questo lavoro ha scoperto «la biodiversità musicale» di Fabrizio e l’ha potuta restituire a tutti. Francamente impensabile quello che si riesce a sentire in questa versione rimasterizzata, voluta da Sony con la complicità della Fondazione.

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E i quattro segmenti sono accompagnati da video con il commento di Fabrizio, magistrale quello sulle donne, andrebbe fatto ascoltare ovunque se non fosse che gli obblighi generano mostruosità, ancor più poetico del solito quando parla di Sidone, Sidun, la città sventrata dalla guerra, dove poi riesce a fare entrare Ungaretti, e immagini stravaganti quanto efficaci come «un cinghiale laureato in matematica pura». John Vignola ha accompagnato la presentazione della raccolta con Dori, ma la sorpresa è stato Morgan, Marco Castoldi che ha saputo parlare più col cuore che con la testa riuscendo a colpire l’uditorio fatto di persone che tante ne hanno viste e troppe ne hanno sentite.

«Impegnato e impegnativo». E ascoltare «banchieri, pizzicagnoli notai/ coi ventri obesi e con le mani sudate/ coi cuori a forma di salvadanai/ noi che invochiam pietà fummo traviate/ navigammo su fragili vascelli per affrontar del mondo la burrasca/ ed avevamo gli occhi troppo belli/ che la pietà non vi rimanga in tasca» e l’intero recitativo di Tutti morimmo a stento riletto da Morgan è stato un far rivivere ulteriormente Faber, in modo molto più incisivo delle iperboli sul poeta, il padre dei cantautori, l’affetto che coinvolge anche la Nanda e tutto il debordante sentimento nei confronti di Fabrizio. C’è poi da dire che riascoltare così Fabrizio ancora fa spuntare una lacrima anche a Dori, eppure capace di salire su un piccolo rialzo, non proprio un palco, lei che ormai più di venticinque anni fa aveva deciso di non salire più sotto i riflettori con microfono in mano. E curiosamente la si è intravista anche reinterpretata da Valentina Bellè in Principe libero, il lavoro realizzato per la Rai da Luca Facchini con Luca Marinelli che interpreta Fabrizio. Solo qualche minuto di assaggio perché lo sceneggiato andrà in onda a febbraio, anticipato come evento in sala per qualche giorno.