Alla ricerca dell’equilibrio perduto
In una parola Un atteggiamento cooperativo (cioè la considerazione delle ragioni altrui) può produrre vantaggi per tutti. Un punto di vista utile per combattere la temibile prevalenza dei comportamenti stupidi: agiti da coloro, come osservò lo storico Carlo Cipolla, che «danneggiano gli altri senza realizzare alcun vantaggio per sé… il tipo più pericoloso di persona che esista»
In una parola Un atteggiamento cooperativo (cioè la considerazione delle ragioni altrui) può produrre vantaggi per tutti. Un punto di vista utile per combattere la temibile prevalenza dei comportamenti stupidi: agiti da coloro, come osservò lo storico Carlo Cipolla, che «danneggiano gli altri senza realizzare alcun vantaggio per sé… il tipo più pericoloso di persona che esista»
Nel tempo della rissa continua sui social e delle affermazioni stentoree nel dibattito (si fa per dire) pubblico – tipo «di cosa dice Bruxelles me ne frego», o «la stragrande maggioranza di quelli che si ritengono ancora giornalisti… sono solo degli infimi sciacalli» – sembra che il concetto di equilibrio, nel giudicare e nell’esprimersi, sia irrimediabilmente perduto.
Dal latino aequilibrium – parola composta da aequus, «giusto», e libra, «bilancia» – il termine si riferisce al momento in cui i pesi posati sui piatti si equivalgono.
Naturalmente molto spesso succede che una cosa pesi più di un’altra, ma diciamo che la sua vera consistenza non si può misurare, comprendere adeguatamente, senza fare riferimento a quella possibilità che l’asticella si fermi in mezzo. La valutazione, per essere aperta alle verità di fatto e alle verità soggettive che rendono così complicata la realtà in cui cerchiamo di sopravvivere (e persino di vivere, ogni tanto) dovrebbe tendere ad essere equilibrata. Senza il nostro istintivo equilibrio corporeo non riusciremmo a camminare eretti, per non dire di quei difficili esercizi di abilità che sfoggiano quei professionisti dello spettacolo detti, appunto, equilibristi.
Divagazioni banali suggerite dall’aver ascoltato a «Propaganda live» il giornalista Enrico Mentana pronunciare alcuni giudizi sorprendentemente equilibrati. Non perché siano venuti da lui, ma perché ormai non siamo più abituati ad ascoltare opinioni ragionevoli.
Mentana, a proposito della faccenda del sindaco grillino colto in fragrante contiguità con un parente di Provenzano – ragione per cui Di Maio evitò il comizio annunciato a Corleone – ha osservato che il parente del mafioso potrebbe anche essere un cittadino incensurato e onesto, fino a prova contraria, al di là della opportunità o meno di frequentarlo in pubblico da parte di un candidato politico.
Anche sulla furiosa polemica esplosa sui social contro l’infelice articolo di Massimo Gramellini a proposito di Silvia Romano, la cooperatrice italiana rapita in Kenya, Mentana ha cercato un senso della misura: un «attacco» ambiguo e sbagliato del pezzo non avrebbe dovuto cancellare il senso generale di un intervento che non intendeva realmente criticare la giovane volontaria, ma al contrario contestare coloro che la insultavano.
Lo stesso Gramellini, tornando sul tema per spiegarsi meglio, ha parlato di una «dittatura dell’impulso» instaurata dai social.
Dopo di che, anche dei vituperati social, non ha senso vedere solo gli effetti negativi, trascurando le enormi possibilità che offrono a ognuno di noi per allargare la rete delle nostre conoscenze e relazioni.
Bisognerebbe forse imparare a usarli in un modo più intelligente?
Ora mi sarò già attirato – pur scrivendo su un vecchio caro giornale di carta – una quantità di accuse di «cerchiobottismo», o di equilibrismo in senso negativo: come di colui che cerca di non compromettersi mai con una delle parti in causa.
Ho però dalla mia l’autorità scientifica di un grande matematico: l’equilibrio di Nash nella teoria dei giochi, sottolinea la rilevanza della condizione in cui a nessun giocatore conviene cambiare strategia solitariamente. Un atteggiamento cooperativo (cioè la considerazione delle ragioni altrui) può anche produrre vantaggi per tutti. Un punto di vista utile per combattere la temibile prevalenza dei comportamenti stupidi: agiti da coloro, come osservò lo storico Carlo Cipolla, che «danneggiano gli altri senza realizzare alcun vantaggio per sé… il tipo più pericoloso di persona che esista».
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