Alla resa dei conti: assemblea dei Notav 5S sotto choc
Val Susa Domani incontro a Bussoleno, con un occhio a Torino e alla traballante maggioranza di Appendino. Tra gli attivisti pentastellati disagio per la lettera del ministero delle infrastrutture con cui si conferma il sì italiano alla Torino-Lione
Val Susa Domani incontro a Bussoleno, con un occhio a Torino e alla traballante maggioranza di Appendino. Tra gli attivisti pentastellati disagio per la lettera del ministero delle infrastrutture con cui si conferma il sì italiano alla Torino-Lione
Una camera di compensazione del conflitto, dove far esplodere le frustrazioni senza intaccare lo status quo, oppure la resa dei conti finale, con la componente Notav del M5s che esce dal partito di Luigi Di Maio? Una vera scissione a sinistra, la prima del M5s? In ogni caso un passaggio insidioso, anche per gli equilibri di governo.
Nel salone polivalente di Bussoleno, mercoledì sera, si terrà un’assemblea aperta degli attivisti Notav pentastellati, scioccati da due settimane di accuse di «tradimento»: il video messaggio del premier Conte e la lettera partita dal ministero delle infrastrutture con cui si conferma la volontà italiana a realizzare la Torino-Lione, piombate nel mezzo del Festival dell’Alta felicità, si sono abbattute su eletti e attivisti con un uragano di pesanti critiche, molte delle quali si concludono con la richiesta di dimissioni di massa.
Passaggio che si pensava automatico fino a poche settimane fa ma che ha trovato non pochi ostacoli e che quindi sarà oggetto di una valutazione assembleare. A convocare l’incontro la capogruppo in regione Piemonte Francesca Frediani, storica attivista del movimento Notav, probabilmente colei che mantiene, per meriti strettamente personali che le vengono riconosciuti dalla val Susa, un canale di comunicazione tra il mondo anti Torino-Lione e il M5s.
«Mi sono confrontata con gli attivisti della valle – dice la consigliera regionale – e abbiamo pensato fosse necessario e doveroso incontrarsi con il territorio. La maggior parte di noi ha un legame molto stretto con il movimento Notav, impensabile non parlare direttamente con loro senza metterci la faccia. Nessuno di noi intende smettere di opporsi alla realizzazione dell’opera perché siamo parte del movimento Notav».
I desideri della val Susa, che verranno presentati con le consuete forme ruvide, vanno in una direzione precisa se si ascoltano le parole di Alberto Perino, colui che molto si spese per portare voti al M5s fin dal 2013: «Nessuno esca dalle istituzioni, ma se qualcuno vuole abbandonare il M5s per creare un vero soggetto Notav…Anche perché chi è nelle istituzioni è prima Notav e poi cinque stelle».
Desideroso di uno segno forte, il mondo Notav ha nel mirino la traballante maggioranza di Torino: la componente dissidente, quattro o cinque consiglieri, in questi giorni dava per certa la fine dell’esperienza di governo di Chiara Appendino. Il coraggio per un passo simile potrebbe giungere mercoledì a Bussoleno, a seguito di una precisa richiesta in tal senso.
Probabilmente verrà domandato loro di creare un gruppo consigliare separato, per dare la possibilità alla maggioranza di Appendino di sopravvivere. Prospettiva già stroncata dalla prima cittadina che sospetta l’avverarsi di uno scenario simile in tempi brevi e non esita a minacciare il «tutti a casa».
Intanto da Roma, per contrastare il dilagare nel mondo social (un tempo amico) della parola «tradimento», è partita una battente campagna mediatica volta a propagandare la mozione depositata da alcuni parlamentari cinque stelle, in cui la Torino-Lione verrà messa ai voti il prossimo 7 agosto: l’esito è ovviamente scontato.
Parallelamente il vicepremier Di Maio ha accusato il suo collega pari grado Salvini di essere il vero voltagabbana, dato che la Lega era contraria alla linea Tav. In val Susa molti ricordano la bandiere della Lega sfilare nelle manifestazioni dei tempi che furono, quelle con la stella alpina verde e i richiama alla Padania. La posizione Notav della lega valsusina fu poi stroncata dallo stesso Umberto Bossi nel 2002.
Salvini è anche accusato di voler fare un favore a Macron e di intelligenza col nemico «dato che senza di noi non ha i voti per far andare la Tav»: il solito Pd. Ma il tentativo di uscire dall’onta della parola «tradimento» con la mozione d’agosto, più varie ed eventuali rafforzate dai rituali proclami Notav del ministro Toninelli, non convincono la val Susa, che chiede una contropartita molto meno epica e ben più materiale.
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