Alla “fabbrica dei marroni” le operaie insistono: “Sciopero e presidio”
Delocalizzazioni L'assemblea delle lavoratrici dell'Ortofrutticola del Mugello conferma la mobilitazione. La Flai Cgil: "Da Italcanditi solo parole, da qui non esce nemmeno un bullone se non c'è un dettagliatissimo piano industriale che tenga conto degli ingenti investimenti necessari per progettare nuove lavorazioni". Istituzioni locali e regionali al fianco delle operaie.
Delocalizzazioni L'assemblea delle lavoratrici dell'Ortofrutticola del Mugello conferma la mobilitazione. La Flai Cgil: "Da Italcanditi solo parole, da qui non esce nemmeno un bullone se non c'è un dettagliatissimo piano industriale che tenga conto degli ingenti investimenti necessari per progettare nuove lavorazioni". Istituzioni locali e regionali al fianco delle operaie.
Sciopero a oltranza e avanti con il presidio davanti ai cancelli della fabbrica, nonostante il freddo e la neve. Non hanno avuto alcun dubbio le 80 operaie dell’Ortofrutticola del Mugello, al termine di un’assemblea in cui si è fatto il punto delle supposte novità emerse al tavolo regionale con i proprietari di Italcanditi. Supposte, perché agli occhi delle lavoratrici, della Flai Cgil e della Fai Cisl non è apparsa convincente l’apertura, solo verbale, al mantenimento dello stabilimento a Marradi. Ma con il trasferimento dei macchinari a Bergamo, dove Italcanditi intende accentrare la lavorazione dei marron glacès. Passando da una produzione a chilometro zero, grazie al prelibato Marrone del Mugelllo Igp, a non meglio precisate lavorazioni del prodotto semilavorato.
“Per fare i marron glacès chiesti dal mercato devono trasferire i macchinari – conferma Mirko Borselli della Flai fiorentina – ma da qui non esce nemmeno un bullone, se non c’è un dettagliatissimo piano industriale che tenga conto degli ingenti investimenti necessari per progettare nuove lavorazioni. E anche del fattore tempo, visto che ad aprile la produzione deve essere a pieno regime”.
In presidio accanto alle operaie, che continuano ad essere assistite nelle lotta dall’intera comunità marradese, Borselli offre anche una efficace radiografia della situazione del mercato: “L’Ortofrutticola del Mugello detiene una quota europea del 50% di produzione del marron glacès, e Italcanditi sua concorrente diretta del 30%. Per questo nel 2020 l’aveva acquistata, e dopo solo un anno e mezzo ora vogliono portare tutto a Bergamo”.
Anche dal fronte istituzionale viene chiesto un piano industriale particolarmente convincente, se davvero Italcanditi intende restare con un sito produttivo nell’Alto Mugello. Così Susanna Cenni, vicepresidente della commissione agricoltura alla Camera e responsabile dem del settore, dopo aver incontrato le lavoratrici al presidio con il sindaco Tommaso Triberti a fare gli onori di casa, ha spiegato lo stato delle cose: “E’ stata avanzata una ipotesi di riconversione. Non c’è tuttavia, al momento, un piano industriale chiaro, il progetto è stato solo illustrato a voce. Per questo le istituzioni locali e regionali presenti hanno richiesto dati e numeri, preannunciando l’avvio di un percorso condiviso con i sindacati, e la disponibilità ad attivare misure concrete”.
In difesa della “fabbrica dei marroni” di Marradi anche la Rifondazione mugellana, che ha sua volta ha incontrato le operaie al loro presidio, mentre Forza Italia ha presentato un ordine del giorno in consiglio regionale. E la commissione Pari opportunità ha invitato le lavoratrici e la vicesindaca Vittoria Mercatali. “Vanno tutelati quei valori che oggi più che mai dobbiamo difendere – ha osservato Francesca Basanieri che guida la commissione – e che rappresentano le sfide trasversali del Pnrr: pari opportunità e lavoro per le donne, e sviluppo delle aree interne. Pensiamo che l’attuale proprietà non abbia ben compreso il valore sociale e l’importanza che l’azienda riveste per quel territorio. L’Ortofrutticola del Mugello rappresenta l’intera comunità”.
“La Flai sostiene a tutti i livelli la lotta dei lavoratori – chiude Giovanni Mininni che guida la categoria della Cgil – di fronte di una decisione che nulla ha a che fare con problemi legati alla produzione ma, molto probabilmente, risponde a logiche dettate da scelte finanziare e possibili quotazioni in borsa. Ma questi giochi non si fanno sulla pelle di lavoratrici e lavoratori, provocando l’impoverimento di un intero territorio”.
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